«Ora e per sempre, lascia che sia io.»
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Ad undici anni di distanza, Matilda realizza di essere ancora smarrita nello stesso, maledetto, labirinto.
Dopo essere fuggita dalla famiglia che l'ha costretta a...
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📌 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲'𝐬 𝐏.𝐎.𝐕.
Temere di perdere chi si ama è la peggiore delle paure. La senti scorrere nel sangue ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo e ti logora dentro, ti divora senza alcuna pietà, ti lascia senza fiato. Erano anni che cercavo di capire come conviverci, come impedirle di ridurmi in brandelli, ma avevo come l'impressione di essere rimasto fermo lì, sempre nello stesso punto. A tratti mi sembrava addirittura di aver fatto passi indietro. Mi sentivo apatico. Per quattro anni non avevo fatto altro che scappare, rincorrere il presente e cercare di immergermici come se un futuro non esistesse, ma questo non aveva contribuito a rendermi meno spaventato. E, a quel punto, a cosa mi erano serviti tutti quegli anni di fuga? A che conclusione ero giunto? Assolutamente nessuna.
«Haz,» la voce di Naoko dall'altro lato della porta mi distolse dai miei pensieri, «sei sveglio?» mi passai disordinatamente una mano tra i capelli e provai a tirarmi su, poggiando la schiena contro la spalliera del letto. Nonostante la trasfusione subita in ospedale, la debolezza causata dalla perdita di sangue pesava ancora sul mio corpo.
«Uh-huh,» annuii non tenendo conto del fatto che non potesse vedermi, «puoi entrare.» Aggiunsi. La porta cigolò aprendosi e la prima cosa che vidi fu il braccino di Ryou che stringeva una copertina arancione. Una risatina abbandonò le labbra del piccolo e Naoko lo cullò, mormorando uno “shhh”, con le labbra premute contro la sua tempia. «È okay, il mal di testa va meglio.» Non era del tutto vero, ma mi si era stretto il cuore al modo il cui la risata di Ryou era appassita, lasciando posto ad un'espressione confusa.
«Iago sta preparando una zuppa di verdure, se non te la senti di raggiungerci a tavola, posso portarla qui assieme ai medicinali.» Apprezzavo immensamente il supporto di Naoko e della sua famiglia, non ci frequentavamo seriamente da almeno sette anni – escludendo le fermate durante i miei viaggi in giro per gli Stati Uniti – eppure lei, nei miei confronti, non era cambiata neppure un po'. Era rimasta quella ragazza dal cuore d'oro che la nostra comitiva del liceo adorava.
«No, io— uhm, sto arrivando. Ho solo bisogno di un paio di minuti ancora.» Sospirai, il mio respiro tremolante. Naoko mi rivolse un sorriso pregno di compassione e si fece avanti verso il letto, sedendosi sul bordo, proprio accanto a me. Ryou allungò le braccia nella mia direzione e strinse il mio naso con una manina, tirando fuori da me una risatina per la prima volta in giorni. A quel suo gesto feci una smorfia e lasciai un bacio sul palmo della sua mano, attirandolo tra le mie braccia con la mano non dolorante.