«Ora e per sempre, lascia che sia io.»
______________________________________________
Ad undici anni di distanza, Matilda realizza di essere ancora smarrita nello stesso, maledetto, labirinto.
Dopo essere fuggita dalla famiglia che l'ha costretta a...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
📌 𝐌𝐚𝐭𝐢𝐥𝐝𝐚'𝐬 𝐏.𝐎.𝐕.
«Non credi sia ora di svegliarsi, Matilda?» i miei occhi erano chiusi, ma mi sentii impallidire e il sangue mi si gelò nelle vene al suono della sua voce. Il mio battito cardiaco schizzò alle stelle e, pian piano, sentii i suoi passi farsi sempre più vicini. Ma dove mi trovavo?
Spaventata, provai ad aprire gli occhi, ma fu come sprofondare in un buco nero. Mi ritrovai faccia a faccia con quella parete a cui, per anni, ero stata attaccata durante la notte, sperando che Wesley e Dakota non si svegliassero, decidendo di sfogare su di me qualsiasi frustrazione provassero in quel momento. Non riuscivo a capire perché mi trovassi lì, non riuscivo a capire perché avessi fatto ritorno in quella casa, non riuscivo a capire perché il tempo sembrasse essere di colpo tornato indietro.
«Sappiamo che sei sveglia, Matilda.» C'erano entrambi.
«Ti sei messa a giocare alla famiglia del mulino bianco con degli sconosciuti? È adorabile, sul serio, ma forse hai dimenticato che tu una famiglia ce l'hai già.» Avrei voluto rispondere, urlare che loro per me una famiglia non lo erano mai stati. Ma avevo troppa paura perfino per emettere un solo respiro. «Apri gli occhi, Matilda. Voltati. Siamo qui.»
«No.»
«Non ti libererai mai di noi.»
«N-No!» singhiozzai, inconsapevole di star piangendo ormai da minuti. «Non siete qui! Io non sono qui!» mi rannicchiai sotto le coperte, come quando da bambina speravo potessero tenermi al sicuro dai due mostri con cui vivevo, ma tutto ciò che ottenni in risposta furono delle grasse risate.