21. Essere qualcun altro

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“𝐃𝐨𝐧'𝐭 𝐤𝐧𝐨𝐰 𝐰𝐡𝐲, 𝐛𝐮𝐭 𝐢𝐭 𝐟𝐞𝐞𝐥𝐬 𝐬𝐨 𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭 𝐭𝐨 𝐦𝐞, 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐰𝐚𝐲 𝐲𝐨𝐮 𝐦𝐨𝐯𝐞, 𝐈 𝐥𝐢𝐤𝐞 𝐢𝐭
𝐰𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐝𝐚𝐧𝐜𝐞 𝐟𝐨𝐫 𝐦𝐞.
𝐘𝐨𝐮 𝐚𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐞 𝐭𝐢𝐦𝐞, 𝐢𝐧 𝐝𝐨𝐬𝐞𝐬 𝐚𝐭 𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭,
𝐧𝐨 𝐫𝐨𝐨𝐟 𝐨𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐝𝐫𝐢𝐯𝐞, 𝐝𝐮𝐬𝐭 𝐨𝐟𝐟 𝐭𝐡𝐞 𝐡𝐢𝐠𝐡
𝐚𝐧𝐝 𝐠𝐨 𝐭𝐨 𝐬𝐥𝐞𝐞𝐩.”

Panama City era tutt'altro mondo

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Panama City era tutt'altro mondo.

Io ed Harry ci eravamo giunti da un'oretta appena e cominciavo realmente a capire perché la Florida fosse conosciuta come lo stato del sole. Avevamo visitato decine di posti meravigliosi ma, se l'avessi saputo, probabilmente avrei proposto di spostarci a Panama City prima, così da poter godere di un posto tanto splendido più che per un paio di giorni soltanto.
Ad ogni modo, eravamo sdraiati sul retro del van, con le portiere retrostanti spalancate ed una vista mozzafiato su Shell Island. La sabbia era candida, l'acqua cristallina e speravo di poterci fare un bagno prima di andar via.

Dozzine di bagnanti erano sdraiati a prendere il sole, mentre alcuni bambini scorrazzavano qua e là sulla sabbia, si lanciavano tra le onde.
Non potei fare a meno di pensare a Makayla e Gabriel, a quanto sarebbe stato bello condividere con loro un viaggio tanto lungo, a quanto si sarebbero divertiti e a come programmassi di organizzarne uno al più presto. Ma pensai anche a quanto visceralmente mi mancassero ed immaginavo come sarebbe stato riabbracciarli dopo così tanto tempo.
Prima d'allora non avevo passato lontano da loro neppure una sola notte, ma decidere di concedermi un mese era stato necessario ed ora, che l'avventura era quasi giunta al termine, avevo la certezza di aver fatto la cosa giusta. Per me e per loro, che avrebbero finalmente avuto una mamma in grado di selezionare esclusivamente quel che avrebbe fatto bene a tutti e tre.

Nonostante ciò, la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta, non escludeva che avessi bisogno di loro come dell'ossigeno.
Ed infatti io ed Harry avevamo appena finito di parlare sia con loro che con Lia, come ogni altro giorno prima di quello.
Lia sarebbe partita dopo pochi giorni dal mio ritorno, per godersi una decina di giorni in solitaria, dopodiché entrambe le nostre vite sarebbero tornate alla normalità.
Makayla mi aveva raccontato di una festa in maschera che la sua scuola stava organizzando per fine anno, mancavano ancora tre mesi e mi sembrava assurdo che già se ne stessero preoccupando, ma probabilmente avevano in mente di concludere l'anno in grande. Kay era sempre elettrizzata quando si parlava di feste o di stare in compagnia, l'essere timida non le impediva comunque di provare a socializzare con tutte le proprie forze.
Gabriel, invece, mi aveva detto di come la sua maestra non faceva che complimentarsi con lui, di come continuasse ad ottenere stelline colorate per il suo comportamento.
Ero estremamente orgogliosa di loro e, per quanto provassi a negarlo, perdermi passi così importanti mi faceva male, perdere ogni giorno accanto a loro faceva male, ma a volte bisogna fare delle scelte ed, in ogni caso, presto sarei tornata da loro e avrei recuperato tutto il tempo perduto.

𝐋𝐞𝐭 𝐈𝐭 𝐁𝐞 𝐌𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora