«Ora e per sempre, lascia che sia io.»
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Ad undici anni di distanza, Matilda realizza di essere ancora smarrita nello stesso, maledetto, labirinto.
Dopo essere fuggita dalla famiglia che l'ha costretta a...
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Stavo vagando avanti e indietro per la mia stanza da almeno mezz'ora, di tanto in tanto incrociavo il mio stesso sguardo nello specchio, mentre Julia mi osservava sdraiata sul mio letto. Mi studiava come fossi una cavia da laboratorio, in attesa che proferissi parola.
«Sicura che tenerli per stanotte non sia un problema?» deglutii nervosamente e finalmente mi fermai, cercando un qualche segno da parte sua, che in tutta risposta ridacchiò.
«Mi sono offerta di tenerli per un mese intero, come puoi credere che una notte sia un problema? E poi dormono già.» Sembrava genuinamente divertita dalla mia domanda, ma sapeva tanto quanto me che neppure l'avrei formulata se non avessi avuto bisogno di una scusa per tirarmi fuori dalla mia stessa mente.
«Ho paura, Lia.» Stavo cominciando a sudare freddo e neppure sapevo perché. Magari il primo appuntamento col padre dei miei figli dopo anni di nulla più assoluto poteva essere una spiegazione valida.
«Di Ray?»
«No, dei miei cazzo di sentimenti,» sbuffai asciugando i palmi sudati sui miei jeans chiari, «sto andando in panico, non so neppure come comportarmi. Non so se sono eccitata o confusa, non riesco a comprendere quel che accade nella mia testa.» Cercai di spiegarlo come meglio potevo.
«Hey,» Julia saltò giù dal letto e fece un passo avanti per raggiungermi, posò le mani sulle mie spalle e le lasciò scendere delicatamente lungo le mie braccia, afferrandomi le mani, «respira, è tutto okay.» I suoi elettrici occhioni blu si assicurarono di avere l'attenzione dei miei, poi sorrise. «Se la serata non dovesse essere di tuo gradimento o se dovessi capire realmente di non provare nulla, questa sarà l'ultima volta.»
«Non provare nulla è impossibile, insomma... Guardami, sto per implodere.» E quindi qualcosa provavo, non avevo ben chiaro cosa, ma per scoprirlo dovevo uscire con Ray.
«Fai quel che senti di fare, non temere le sue reazioni, perché in ogni caso sono imprevedibili. Quindi cerca di goderti ciò che c'è di buono e se ti stanchi, torna a casa.» Aveva senso, in effetti nessuno mi costringeva a restare con lui fino al mattino successivo, se non ne avevo voglia.
«Okay, penso che—» la suoneria del mio cellulare interruppe la nostra conversazione, Julia si lanciò sul letto per afferrarlo, ma arricciò il naso prima di mostrarmi il nome sullo schermo.