04. Giù per la tana del bianconiglio

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“𝐘𝐨𝐮 𝐬𝐢𝐭 𝐡𝐢𝐠𝐡 𝐚𝐭𝐨𝐩 𝐭𝐡𝐞 𝐤𝐢𝐭𝐜𝐡𝐞𝐧 𝐜𝐨𝐮𝐧𝐭𝐞𝐫.
𝐒𝐭𝐚𝐲 𝐠𝐫𝐞𝐞𝐧 𝐚 𝐥𝐢𝐭𝐭𝐥𝐞 𝐰𝐡𝐢𝐥𝐞,
𝐲𝐨𝐮 𝐛𝐫𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐥𝐮𝐞 𝐥𝐢𝐠𝐡𝐭𝐬 𝐭𝐨 𝐝𝐫𝐞𝐚𝐦𝐬.
𝐒𝐭𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐡𝐚𝐳𝐞, 𝐜𝐫𝐲𝐬𝐭𝐚𝐥 𝐛𝐚𝐥𝐥;
𝐬𝐨𝐦𝐞𝐡𝐨𝐰, 𝐲𝐨𝐮'𝐯𝐞 𝐛𝐞𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐚𝐧𝐨𝐢𝐚,
𝐚 𝐰𝐞𝐭 𝐝𝐫𝐞𝐚𝐦 𝐣𝐮𝐬𝐭 𝐝𝐚𝐧𝐠𝐥𝐢𝐧𝐠,
𝐛𝐮𝐭 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐠𝐢𝐟𝐭 𝐢𝐬 𝐰𝐚𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐨𝐧 𝐦𝐞.”

Dopo ventuno ore di volo, due scali – a Dublino e Chicago – ed innumerevoli ripensamenti, ero finalmente arrivata a Memphis

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Dopo ventuno ore di volo, due scali – a Dublino e Chicago – ed innumerevoli ripensamenti, ero finalmente arrivata a Memphis.

Ero terrorizzata, a dir poco.
Salutare Makayla e Gabriel era stata un'impresa, loro però sembravano alquanto tranquilli ed ero certa di averli lasciati in buone mani—ottime mani, anzi.
Ray non aveva ancora risposto al mio messaggio, ed ero quasi del tutto certa che non l'avrebbe mai fatto, che sarebbe sparito ancora una volta e, stavolta, per sempre.
Nell'ultima settimana erano cambiate talmente tante cose, che non ero ancora riuscita a metabolizzarne neppure una, ma avevo deciso che per una volta mi sarei concessa del tempo, esattamente come avrei consigliato di fare ad un qualsiasi altro essere umano.

Ero a miglia di distanza da casa, per la prima volta nella mia vita.
In ventisette anni non mi ero mai allontanata da Weymouth – se non per alcune avventure in barca con Ray – e lì, in quell'immenso aeroporto, mi sentivo minuscola. Era una sensazione strana e spaventosa, a tratti, ma anche piacevole.
Non sentivo il peso del mondo sulle mie spalle e la consapevolezza di avere un intero mese a mia disposizione, soltanto per me, era qualcosa di nuovo e non ne avrei sprecato un istante.
Continuavo a sentire quella vocina nella mia testa che mi ricordava di aver lasciato i bambini a casa, di avere ancora una conversazione in sospeso con Ray, di essere giudicata dai miei per ogni mia singola mossa, di dovermi impegnare per ritrovare l'ispirazione e lavorare al mio prossimo libro, ma hey—respira Millie, ci sei solo tu.

E guardandomi attorno all'uscita del mio gate, mi resi conto di quanto effettivamente sola fossi. Non avevo poi così tante responsabilità e avevo l'occasione di vivere, seppur per un solo mese, quell'adolescenza libera e spensierata di cui ero stata privata fino ai sedici anni, quella gioventù che avevo condiviso esclusivamente con i miei figli.
Potevo pensare a me stessa, rilassarmi, divertirmi—quand'è che mi sarebbe ricapitato?

Riportai il mio sguardo sul cellulare, in attesa che Jonny mi desse qualche indicazione che mi aiutasse ad orientarmi.

Riportai il mio sguardo sul cellulare, in attesa che Jonny mi desse qualche indicazione che mi aiutasse ad orientarmi

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