«Ora e per sempre, lascia che sia io.»
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Ad undici anni di distanza, Matilda realizza di essere ancora smarrita nello stesso, maledetto, labirinto.
Dopo essere fuggita dalla famiglia che l'ha costretta a...
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📌 𝐌𝐚𝐭𝐢𝐥𝐝𝐚'𝐬 𝐏.𝐎.𝐕.
Stavo letteralmente diventando matta.
Era il primo dicembre, il giorno del sesto compleanno di Makayla e, nonostante l'aiuto inestimabile di Julia, continuavo ad avere l'impressione che ogni cosa mi stesse sfuggendo di mano. Volevo che il suo compleanno, il primo con i suoi compagni di scuola, fosse perfetto. Volevo che lo fosse perché io alla sua età non ne avevo avuto uno in cui mi fossi sentita amata, volevo che per lei fosse l'opposto, volevo potesse un giorno ripensare ai suoi compleanni passati con un sorriso in volto, volevo che riuscisse a custodirne il ricordo per sempre.
«Tesoro, rallenta! Rientriamo perfettamente nei tempi, è tutto impeccabile, mancano ancora venti minuti all'inizio della festa.» Julia cercò di risvegliare il mio lato logico e razionale, ma sapeva meglio di me quanto tenessi ad avere tutto sotto controllo, in particolar modo se avrei dovuto ospitare in casa mia tutte quelle persone.
«Sono questi dannati palloncini,» sospirai seccata, «non riesco a farli stare su.»
«Hey,» mi sfilò bruscamente i palloncini di mano, obbligandomi così ad incrociare il suo sguardo, «perché non respiri un attimo, huh? Mi occuperò io di questi.»
«Scusa...» mormorai rendendomi conto di quanto irritante il mio atteggiamento fosse, «hai ragione, ho bisogno di darmi una calmata.» Dissi, ma lei si limitò a sorridermi e lasciò un bacio sulla mia guancia.
«Va' a controllare che Kay e Gabs siano ancora dove li abbiamo lasciati.» Ridacchiò indicando le scale con un cenno del capo.
I bambini erano di sopra, mi ero occupata di vestirli circa un'oretta prima, ma avevamo chiesto loro di restare in camera a giocare mentre ultimavamo i preparativi per la festa. La verità è che stavo pensando a così tante cose da non riuscire quasi a respirare. Presto la mia casa si sarebbe riempita di gente, qualcosa a cui non ero esattamente abituata, dato che il massimo che avessi mai fatto era stato ospitare Ray, o Lia, o un amichetto di Makayla. Jonny sarebbe arrivato entro un paio d'ore e quella sera stessa, al termine della festa, gli avrei ufficialmente chiesto di diventare mio padre. Ray avrebbe dovuto cercare di riconquistare il cuore dei nostri figli e speravo con tutta me stessa che si sarebbe presentato sobrio. La festa sarebbe stata una distrazione e avrebbe permesso ai miei di avvicinarsi a casa mia senza che me ne accorgessi, per cui dovevo restare all'erta per l'intera durata del compleanno. Harry non si era ancora fatto vivo ma, per lo meno, Jonny mi aveva assicurato che un giorno o l'altro l'avrebbe fatto, perché era riuscito a parlarci.