«Ora e per sempre, lascia che sia io.»
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Ad undici anni di distanza, Matilda realizza di essere ancora smarrita nello stesso, maledetto, labirinto.
Dopo essere fuggita dalla famiglia che l'ha costretta a...
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«Ho chiamato il 911 un paio di minuti fa, ma non riesco a vedere aldilà della carrozzeria. Credo ci siano due ragazzi, ma non rispondono. Spero stiano bene.»
«È difficile, anche guardando dall'altro lato sembra siano incastrati. Non si muovono.»
«Com'è successo?»
«Non lo so, il tir è andato a schiantarsi contro il palazzo di fronte, colpendo il van nel tragitto. L'autista del tir ha la gola squarciata dal vetro della bottiglia che teneva tra le mani. Credo sia morto.»
«Cristo Santo...»
«ma i soccorsi dove diavolo sono?»
«io ero a bordo della mia moto, guidavo dietro il tir e sbandava a tal punto da impedirmi il sorpasso. Io e l'auto sull'altra corsia abbiamo provato a fermarlo, ma una volta arrivati al semaforo era già troppo tardi.»
«Ragazzi? Ci sentite? Siamo qui fuori, i soccorsi stanno arrivando, cercate di tenere duro.»
Capii di star riprendendo conoscenza quando sentii una carovana di voci sconosciute attorno a me dialogare tra loro. Non riuscivo ad aprire gli occhi, ma sentivo le orecchie fischiare e quel fischio sovrastava quasi le voci, le mie tempie pulsavano talmente forte da farmi credere che avrei vomitato di lì a breve. In un primo momento non mi resi conto di cosa stesse accadendo, non realizzai di essere stata vittima di un incidente stradale e quasi non ricordavo cosa o come fosse successo. Però sentivo un peso premere con prepotenza sulla mia schiena, tagliarmi il fiato, sentivo il sangue caldo colare sul mio volto freddo e non riuscivo a muovere neppure una singola parte del mio corpo.
Quando riuscii a forzare i miei occhi aperti, ciò che incontrai alla vista non fu altro che l'asfalto, la mia faccia ci era schiacciata contro. Non ebbi la lucidità per capire al volo, ma eventualmente ricordai ogni cosa, ricordai il tir, il viso pallido di Harry alle mie urla, poi lo schianto. Non ricordavo alcun dolore, se non quello provato in quel momento, ma il terrore causato dalle luci impazzite del tir era impresso nella mia mente. Il mio primo pensiero andò ai miei bambini, fu naturale pensare che se mi fosse successo qualcosa loro sarebbero rimasti soli, che li avrei abbandonati e chissà dove sarebbero finiti, o con chi. Ma io ero viva e riuscivo a pensare, nonostante i sensi di colpa e la paura indescrivibile, sentivo che sarei sopravvissuta. Non sapevo in che condizioni ne sarei uscita—ma ne sarei uscita. A quella realizzazione il cuore prese a galopparmi contro il petto ad una velocità inaudita ed il nome ad attraversarmi la mente fu uno, ed uno soltanto: Harry.