«Ora e per sempre, lascia che sia io.»
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Ad undici anni di distanza, Matilda realizza di essere ancora smarrita nello stesso, maledetto, labirinto.
Dopo essere fuggita dalla famiglia che l'ha costretta a...
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📌𝟏𝟓 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚
Nel momento in cui dubiti di poter volare, perdi per sempre la facoltà di farlo. Il motivo per cui gli uccelli, a differenza degli esseri umani, sono in grado di volare, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali.
Era l'undicesima volta, quel pomeriggio, che rileggevo quella pagina. O meglio, i miei occhi vagavano superficialmente sulla carta tra le parole di James Matthew Barrie, ma la mia testa era altrove. Avevo letto e riletto “Peter Pan” dozzine di volte in dodici anni, a tal punto da conoscerne a memoria ogni verso, ogni segno di punteggiatura. Era stato il mio primo libro preso in prestito in biblioteca alle elementari, letto in segreto nel sotto-scala dello scantinato. Mi aveva fatto compagnia nei momenti in cui necessitavo un rifugio più dell'ossigeno, continuava a farlo. Il mio sguardo, in realtà, era fisso fuori dalla finestra, su quella villetta tortora all'angolo della strada. Sapevo che Julia sarebbe tornata a casa, come ogni giorno, al termine della sua lezione di taekwondo. I suoi, solitamente, si trattenevano a lavoro fino a tardo pomeriggio così, al suo ritorno, ci ritrovavamo sempre per fare i compiti insieme, passeggiare in bicicletta nei vicoli più vicini al porto, oppure scambiarci dei libri che avremmo poi letto in compagnia, facendo a turno. Le lancette dell'orologio ticchettavano nel silenzio della mia stanza e potevo udire con chiarezza lo scoccare di ogni singolo secondo. Dieci minuti, mancavano soltanto dieci minuti alle quattro, e Lia avrebbe svoltato quell'angolo con il suo sorrisone smagliante, facendomi cenno di raggiungerla, tirandomi fuori da quel posto—almeno per qualche ora.
Fa' in fretta, supplicai, fa' in fretta, ti prego. Ma di Julia ancora neppure l'ombra. La mia scarpa tamburellava nervosamente sul parquet scuro, stavo rosicchiando le mie unghie a tal punto che, di lì a poco, avrei raggiunto la falange. E allora strizzavo gli occhi, pregavo e promettevo ad un Dio in cui non ero più certa di credere che avrei fatto la brava, se solo avesse fatto apparire Julia in quel preciso istante. Ma da quell'angolo, anziché la ragazzina paffuta con le treccine castane, vidi apparire la Bentley nera che avevo tanto sperato tardasse. Almeno per una volta. Il mio piede si fermò e la mia mano ricadde dalla bocca sulle cosce, spegnendo il minuscolo barlume di speranza ancora fioco in me.