Il wi-fi non sempre vuole collaborare per le lezioni dei corsi all'università che seguo, perché la connessione cade ai professori o a me, ma ci si arrangia in qualche modo, certo è che non riesco a seguire tutto. Avrei voluto quasi quasi seguire così le lezioni quando ero a scuola, evitando di dovermi svegliare per un trimestre alle 6:00, dover prendere la corriera alle 7:00 ed entrare in classe alle 8:15, quello sì che sarebbe stato un sogno. Andare a letto dopo le 22:00 è strano, resto più tardi rispetto al solito guardando programmi o video.
Dare esami stando in casa immagino sarà una passeggiata, perché non avrò altro da fare se non studiare, facile, se non fosse per il fatto che non sono sola in casa, nessuno lavora in questo momento dato che è tutto fermo, c'è sempre un po' di chiasso e non sempre aiuta. Noto che c'è sempre qualcosa da fare in casa, si cucina sempre, passa qualche ora e di nuovo tutti a tavola per mangiare in loop. Devo ammettere che frequentare in presenza le lezioni mi manca e non pensavo fosse possibile, mi mancano quei larghi corridoi in cui ci si perde alla ricerca dell'aula, la biblioteca nella quale regna il silenzio tombale. Mi manca il prato, mi manca fare la vita da pendolare, per quanto possa essere faticosa, è pur sempre un'avventura e si viaggia evadendo per un paio d'ore dal paesino in cui si vive. C'è una certa nostalgia che provo stando in camera.
Trovo buffo il fatto che ci sia quasi sempre un sole che acceca stando dentro casa, se a quest'ora avessi dovuto muovermi la pioggia mi avrebbe perseguitata ovunque sicuramente. È arrivata la primavera e si sente, il mio naso cola, starnutisco e ho gli occhi arrossati, non è COVID ma la rinite allergica che mi assiste da anni a questa parte per via di qualche polline che mi scatena tutte queste reazioni. Riconosco che per quanto sia comodo starsene dentro al caldo inizia ad essere seccante, inoltre, il pigiama è l'outfit che prevale su tutti gli altri. Due settimane in casa ce le siamo fatti, ma ora?
La situazione dei contagi sembra aggravarsi ogni giorno che si va avanti, è ormai passato più di un mese. Quello che mi "salva" è il terrazzo dove vado sempre appena ho un po' di tempo, sento il bisogno di starmene all'aria aperta per via delle tempie doloranti, immagino sia uno degli effetti della quarantena, soprattutto per chi come me abita in un palazzo e non ha uno spazio verde dove potersi sdraiare. Il balcone della mia camera è un'altra alternativa ora per prendere un po' di vitamina D, ma sto attenta a non prendere troppo sole, altrimenti quando toccherà sostenere gli esami risulterò un tantino abbronzata e non si sa mai che non vada giù ai professori, ma prima che accada toccherebbe ustionarmi data la pelle color porcellana che mi ritrovo - sì sono l'amica albina circondata da amici che hanno tratti mediterranei-.
Vorrei dire che non appena riprenderemo le nostre solite azioni, recupereremo tutto e questo sarà un ricordo lontanissimo di cui parleremo alle prossime generazioni. Stiamo resistendo per poterci rivedere e abbracciare da marzo, è arrivato aprile e sembra che toccherà resistere ancora.
Nonna è praticamente diventata il mio cane dato che non ne possiedo uno, lei prende un po' d'aria e io anche, un buon alibi. Pur di poter uscire un po' a sgranchirmi le gambe la porto giù al parcheggio di casa, si può passeggiare e non devo avere il terrore di essere multata perché non sono in casa, ogni tanto però qualche occhiataccia me la becco da parte dei carabinieri che controllano qui davanti alla rotatoria, almeno loro sono in servizio e non chiusi in casa, si mettessero un po' nei miei panni. Tutto molto bello, ma necessito di uscire e non esco con i miei amici da fine febbraio, sono risucchiata ormai in una spirale in cui tento di essere produttiva e studio soltanto.
Spero di essere capace a mantenere questa positività e riuscire ad andare avanti.
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Due settimane in vacanza
Historical FictionLa mia voce, oltre a far parte dell'archivio sonoro di Roma, starà nell'inchiostro di queste ottantuno pagine di diario che vi dedico. Cover credit to model: Kiranjeet Gill