Se il 2019 fosse una persona, io in questo momento la rimpiangerei attaccata alla sua gamba, scongiurandola di tornare da me, perchè mi manca da morire. Invece siamo quasi alla fine del 2021, e il 2019 è solo un dolce e lontano ricordo.
"Così non passerete mai l'esame a giugno".
Sembrerà l'inizio di una fanfiction quello che sto per raccontare, in cui la sottoscritta viene quasi bullizzata, non appena tornata dopo un anno e mezzo in un'aula, un comeback inusuale e a tratti confusionale.
Mi era mancato svegliarmi presto, prendere il treno, cercare gli orari e le aule per le lezioni...se non fosse per il fatto che la prima lezione che ho avuto, la facesse la lettrice, dopo che l'anno scorso si era rifiutata di insegnare a coloro che erano a casa o fuorisede. È anche grazie a lei, se molti compagni di corso, se non la maggior parte, compresa me, è andata fuoricorso. Segnalare tutto ciò ai piani alti, è stato inutile, dato che lei detiene la forza che solo le donne siberiane hanno; perciò, se la canta e se la suona da sola, ora soprattutto che la nostra ex professoressa di lingua se n'è andata. Sembra strano, ma queste donne sul luogo di lavoro, con non solo una lingua in comune, ma ben due, non riuscivano mai a comprendersi e le dispute erano infinite. Detto ciò, la lettrice se l'era presa per il semplice fatto che non riuscivo a stare al passo con l'esercizio, o meglio, a dire la data. Ti assicuro che è stata un'impresa riprendere a fare russo dopo un anno di stop.
Non ho ben capito e forse mai capirò cosa girasse stamattina nella testa di quella donna. Probabilmente voleva umiliarmi davanti a tutta la classe, ma ti assicuro che non c'era bisogno, sono sopravvissuta a ben altro; quindi, penso che il suo tentativo sia fallito, perchè il suo commento faccia a faccia, mi è scivolato per bene sulle spalle. Non è l'unica dell'est Europa qui.
Non credo si sia resa conto, che forse non tutti siamo dei soldati tornati in aula come se nulla fosse successo."Si torna in presenza d'ora in poi". È vero, ma facendo così mi sono accorta di quanto non interessi a nessuno di quello che abbiamo passato nell'ultimo anno, letteralmente, che siano professori o studenti, a nessuno di loro importa di te.
Ovunque mi giri per i corridoi, ho ricordi di quella che è stata l'ultima volta che ero qui, a marzo 2020. Per non parlare del bar, oh il bar, dove mi sono seduta e facevo parte di un gruppo, e parlavamo delle due settimane di vacanza, che sarebbero servite per tamponare la diffusione di questo dannato virus...Quanta nostalgia. Non nego che ho avuto gli occhi lucidi ripercorrendo i vari tragitti da un'aula all'altra, perchè mi sono sentita pervadere da un vuoto interiore, il fallimento, perchè sono ancora qui, che vago, in un luogo in cui la competizione è alle stelle, o ci è fatto credere che debba essere così.
Come me lo aspettavo questo ritorno?
Meno traumatizzante. Per qualche momento ho pensato che fosse inutile la mia presenza tra le mura universitarie, poiché devo recuperare una montagna di roba, e poi nessuno sembra minimamente toccato dall'assenza del 2020. Si è ripresa la normalità così, da un giorno all'altro, ma io non mi sento totalmente ad agio, non mi sento pronta per questa nuova realtà. Tutto ciò che intravedo nei corridoi e in aula, sono tante paia d'occhi, di studenti che non conosco. Non ho idea che tipo di viso abbiano, che labbra screpolate possano avere con l'arrivo dell'autunno, o se qualcuno è affetto dall'acne sul mento come me. Con chi parlo dietro la mascherina che viene indossata? Come sono queste persone quando sorridono? Sembriamo tutti uguali, e forse lo siamo dinanzi al COVID.
Trovo strano anche dovermi prenotare il posto in aula, perchè sono limitati in certe stanze, e bisogna stare anche distanziati di un posto con i propri compagni. Da una parte mi dà sollievo che nessuno si accorga di me, così evito domande imbarazzanti riguardo cosa abbia combinato durante tutto questo tempo, mentre dall'altra...a nessuno frega nulla! Ci fosse stata una figura istituzionale che ci abbia chiesto "Come state? Dev'essere stata dura per voi", ma queste conversazioni immagino avvengano solo nei film, che delusione, perchè oltre dover pagare delle tasse super gonfiate dal sistema, devo essere trattata come se fossi un asino. L'università italiana...
È comunque un'altra questione andare in presenza, la concentrazione è diversa e riesco a stare attenta, a parte quel minuto di pausa ogni tanto, ma c'è un'enorme differenza e la sento. Non è iniziata nei migliori dei modi quest'anno da fuoricorso, ma una piccola gioia c'è stata alla fine. La lettrice di inglese mi ha riconosciuta, dato che l'ho avuta al primo anno, la sua è stata una lezione stimolante e mi era mancato anche sentirmi così. È stata inoltre, l'unica persona comprensiva verso tutti noi, tornati in aula dopo tutto questo tempo. E in bellezza, la giornata si è conclusa con il down di alcuni social come Facebook, Instragram e anche Whatsapp.
Io non so cosa mi aspetterà, ma sono terrorizzata nel continuare l'università. Se non dovessi mai riuscire più a dare un esame? Se proprio non ce la facessi? Se la mia testa non riuscisse a funzionare come una volta? È chiaro che non è più la stessa, e di conseguenza ciò mi abbatte e non poco. Entrata qui ero un tipo di persona, ora sono totalmente cambiata e non so nemmeno se sto facendo la cosa giusta. It is what it is, I guess.
Me la immaginavo più come una "festa" questo ritorno, ma tutto ciò che ho provato è sentirmi fuori luogo, e sinceramente non ne ho l'idea di come dovrei farcela, perchè un tutorial di sopravvivenza in questi casi non c'è, questa è la nuova realtà.
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Due settimane in vacanza
Historical FictionLa mia voce, oltre a far parte dell'archivio sonoro di Roma, starà nell'inchiostro di queste ottantuno pagine di diario che vi dedico. Cover credit to model: Kiranjeet Gill