1 - Valley under me

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Una volta, Cyno aveva detto qualcosa di molto stupido in un momento a caso, e Tighnari aveva riso.

Lo aveva fatto nel suo modo, composto ma così spontaneo da far arrossire a guardarlo. Gli invidiava quell'atteggiamento: lui non avrebbe mai saputo ridere in quella maniera aperta, pulita ma sincera come un'espressione di dolore. Tighnari trovava divertenti le sue parole, e allora rideva; ed era semplice, e a Cyno piacevano le cose semplici ed eleganti, come era Tighnari.

Dopo un po', aveva imparato che nella semplicità c'erano labirinti. Sì, era spontaneo e diretto, ma proprio per questo a volte poteva ferirlo senza rendersene conto. E lì si perdeva del tutto, perché Cyno non era molto bravo a orientarsi nei complessi umani. Nel deserto, magari, sì; non avrebbe potuto perdersi. Ma stretto fra mura fatte di espressioni deluse, non poteva vincere. Tighnari era proprio così: non le dune regolari, sempre identiche, ma invece era il panorama della vegetazione di Sumeru. Pieno di curve, vallate diseguali, precipizi e alture.

Però... anche quello gli piaceva, in realtà. E per vederlo felice, per tornare a farlo ridere in quel modo lì, aveva iniziato a inventare battute a caso, ogni tanto. Tighnari si era abituato, l'aveva preso in giro, aveva creato una deliziosa commedia teatrale in cui poter fare la vittima delle sue idiozie. Era un modo diverso di ridere, ecco, e Cyno capiva che era il modo di Tighnari per dirgli: piace anche a me.


"Potremmo dire che... siamo come fratelli" aveva detto ad Albedo.

Tighnari non aveva cambiato espressione. Lo aveva solo guardato per un momento, poi era tornato sull'altro.

"Per quanto mi spiaccia ammetterlo, questa definizione non è errata."

Cosa aveva significato quella risposta?

In che senso gli dispiaceva?

Ma c'era ancora Albedo, in quel momento, e Cyno non aveva voluto indagare. Sapeva bene, ormai, quanto Tighnari potesse fare il misterioso, e quanto odiasse svelarsi di fronte agli estranei.

Però non capiva.

"Comunque, chi è il più anziano fra voi?" aveva chiesto Albedo.

Si erano scambiati un'occhiata. Tighnari sembrava già offeso, in modo sempre più incomprensibile.

"Non prendiamo questo argomento, per favore."


Fra loro andava così: avrebbe fatto qualsiasi cosa per veder Tighnari sorridere, eppure finiva sempre per irritarlo. Forse era fatto in quel modo e non c'era niente da fare, oppure era lui a sbagliar qualcosa. Per Cyno, quello era un dubbio senza risposte.

Perché c'era quel modo di guardarlo, con gli occhi un po' stretti, che significava: mi hai fatto male.

Cyno non avrebbe mai voluto fargli del male, no, per niente. Ma succedeva di continuo, anche se non riusciva a comprendere come.


"Simpatico, quell'Albedo, no?" aveva osato dire al ritorno, quando ormai era notte e stavano finendo di mangiare della frutta sotto la tenda. Collei dormiva, era esausta del cammino, e Tighnari detestava i viaggi a piedi e quindi era già nervoso.

"Certo, davvero un bel tipo."

"Non ti piace?"

Ed ecco lo sguardo, ancora. Cyno aveva aggrottato la fronte ed era rimasto zitto, perché in quelle circostanze, di solito, era la scelta più saggia.

"Non sono come te, non basta così poco per piacermi" aveva aggiunto Tighnari, colorando la frase con una punta di disprezzo fin troppo costruito.

Gelosia? Preoccupazione? Credeva che in qualche modo Albedo potesse prendere il suo posto? Non aveva senso. Era un cruccio davvero sciocco, e Tighnari non era sciocco per nulla.

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