9 - Yeah, you tell yourself that

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Alhaitham non era mai veramente in ritardo. I minuti da utilizzare erano sempre programmati: giungere nel momento esatto in cui sarebbe stato atteso rischiava di essere poco produttivo. Non soltanto la gente di rado rispettava sul serio gli appuntamenti con tanta precisione, ma per di più tendeva a dare per scontato un piccolo tardare. Era un segno di umanità, e lui aveva imparato con fatica a imitare le persone che agivano come la massa, per evitare di suscitare eccessiva sorpresa.

Insomma, era arrivato esattamente sei minuti dopo l'ora concordata. Si era impegnato, per questo: aveva calcolato il numero di passi che sarebbero stati necessari per raggiungere la taverna da casa, e aveva approssimato una stima del tempo per ogni passo. Piccole soddisfazioni che, purtroppo, non poteva condividere con nessuno. Chiunque lo avrebbe osservato con sorpresa, per un discorso del genere, e ormai quelle reazioni lo annoiavano a morte. Non aveva neppure più voglia di parlarne.

In fondo, non era certo del motivo per cui aveva accettato quell'uscita. Kaveh aveva insistito tantissimo, con quel suo tono piagnucolante, come fosse una questione davvero di vita o di morte. Per Alhaitham, quei suoi amici erano un'interessante scocciatura da ritrovarsi in casa la sera, ogni tanto, e un piacere nelle occasioni in cui trattenevano Kaveh da loro, ma non aveva intenzione di stringere nuove amicizie.

Per di più, lui proprio non li capiva.

Il Mahamatra era un tipino piccoletto, dall'età incomprensibile. Si era messo a studiarlo a fondo, e aveva concluso che forse gli si era bloccata la crescita a un certo punto. Non poteva aver meno di ventotto anni, ne era certo per i calcoli cronologici che aveva ricostruito, ma ne dimostrava forse diciotto, forse meno. Il Ranger, invece, avrebbe dovuto averne circa venticinque, ma per lui il punto era più che altro il genere. Secondo Alhaitham, quello lì doveva esser nato donna. Altrimenti, il suo aspetto non aveva spiegazione: era troppo pallido, troppo delicato per essere un ragazzo, e quegli occhioni? Bah. Eppure, se aveva ben capito i loro discorsi, i due andavano a letto insieme. E se ne parlava come di un rapporto fra uomini; Cyno se ne sarebbe accorto, se l'altro fosse una donna, giusto? Non sembrava proprio un grande esperto, ma quantomeno...

Erano un bel mistero, gli amici di Kaveh. Cosa che non lo sorprendeva eccessivamente, poi, visto il soggetto.

Ma era ancor più un mistero cosa potesse mai aver lui da spartire con quell'allegra combriccola di idioti, ecco. Nonostante questo, si stava costringendo a varcare la soglia della taverna di Sumeru, sospirando.

Dentro, c'era già della musica. Oh, fantastico; oltre alla socializzazione forzata, avrebbe dovuto sopportare persino quelle note cacofoniche sparate a tutto volume. Ma a cosa serviva, ascoltare delle canzoni durante la cena? Avrebbe solo reso la comunicazione meno semplice. Non c'era proprio nessuno, al mondo, capace di ragionare in maniera sensata?

Kaveh si era sporto dal piano superiore e aveva iniziato ad agitare un braccio urlando, tanto per fare ancor più casino.

"Ehi, siamo qui!"

Alhaitham non aveva ritenuto necessario rispondere, visto che pareva evidente la necessità di avvicinarsi. Sulle scale, aveva proseguito senza un suono, già con il mal di testa.

Stavano bevendo. Be', almeno quello.

Il Ranger effemminato aveva il viso appoggiato sulle mani, in una posa piuttosto scocciata. Forse anche lui non apprezzava molto la situazione, in fondo. Il Generale invece era già ubriaco, lo si notava subito, ed era ormai storia nota che non reggesse un tubo.

Kaveh stava ancora salutando, come se non si vedessero da sei mesi.

"Ti ho visto, sono qui."

"Oh, sei venuto davvero! Non ci ho creduto fino all'ultimo momento!"

After darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora