4 - Without a hook

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Se c'è qualcosa in cui Tighnari è davvero in gamba, è mentire.

Non con cattiveria, ovviamente. E non soltanto agli altri; in fondo, vive convinto che tutti dovrebbero capire la differenza fra una bugia e una verità, anche e soprattutto quando la proclamano a loro stessi. Non dovrebbe essere evidente per chiunque?

In ogni caso, è con quel pensiero che entra nella libreria di Mondstadt. Il festival non è ancora finito, ma ormai mancano poche ore alla partenza. Collei sta finendo di prepararsi, Cyno è impegnato a giocare a carte in taverna, come se fuori da lì non ne esistesse mai più occasione, e lui ha del tempo libero.

Ecco la bugia, dunque: Tighnari ama lo studio, la conoscenza, l'approfondimento. Trovare dei libri sconosciuti è un passatempo adorabile. Potrebbe imparare tantissime nuove nozioni, sfogliandoli. E quando potrà mai tornare in quella città? Forse mai, comunque fra tanto. Allora come potrebbe mai evitare quel passaggio?

Non lo fa, oh no, per altri motivi. Quali dovrebbero essere? I libri, e basta. Qualcuno potrebbe ipotizzare altro? No, ovviamente.

L'odore è piacevole. Molto diverso da com'è a Sumeru, in effetti; lì, lo spazio è così ampio che non si avverte l'aroma delle pagine. C'è troppa luce, a Sumeru; a Mondstadt la biblioteca sembra minuscola, in confronto. Tutto è così piccolo, ristretto.

Già. Qualcuno, una persona a caso che Tighnari chiaramente non potrebbe nominare per il suo essere solo un esempio inesistente, che magari avesse scelto, in modo libero, di trasferirsi in quella cittadina così misera, abbandonando un posto come Sumeru, per dire... sarebbe da giudicare come una sciocca, corretto? Avrebbe rinunciato a quel verde, a quel sole umido e ai fiori, al vento dolce, agli animali timidi e alle voci nella foresta. Ai funghi cresciuti ovunque, un banchetto in ogni angolo, e i raccolti spontanei, e i frutti, e le piogge così scroscianti da pesare sulla testa, da nutrire e dissetare senza sforzo.

Una persona come quella... non avrebbe avuto nulla in comune con lui, no?

E ovviamente lui non ha alcuna contezza dell'esistenza di qualcuno di così degenerato e fastidioso, e neppure gliene sarebbe importato, a dirla tutta. Ma ora cammina piano, sforzandosi di non produrre suoni, su quel pavimento. Le sopracciglia verso l'alto, le labbra strette in un'espressione neutra, il più possibile. Le mani al petto, con un libro in grembo. Un saggio preso dal primo scaffale, più o meno a caso: "Storia d'Akademiya". Lo ha letto sette volte, molto interessante. Può essere utile come presentazione, in caso servisse. Uno scudo, in un certo senso.

Salve, piacere, Tighnari. Sai, quello che l'Akademiya di Sumeru supplica una volta alla settimana di tornare da loro, perché senza di me non saprebbero come fare. Ah, e che ovviamente rifiuta. Ogni volta. E tu saresti...?

Non lo dirà in quel modo, ovvio. Perché lui è una persona educata e superiore. E soprattutto perché sarebbe troppo facile, nel caso in cui, per fare un esempio usando molta immaginazione, la persona a cui rivolgersi fosse qualcuno che una volta studiava a Sumeru, ma che ormai è finita lì, in quel buco in penombra, con quei quattro libri inutili di cui una buona parte sono patetici romanzetti d'amore.

In quel caso, ecco, la scena sarebbe divertente se lui assumesse un'aria sinceramente sorpresa, se potesse fingersi in effetti comprensivo di quelle disgrazie, mentre dimostra quanto ha vinto e quando è oggettivamente migliore.

Ma non è sperando in questa scena, che è lì. In caso non fosse ancora chiaro.

L'esempio, comunque, è al solito tavolo. Sta lì seduta alla scrivania, sfoglia un volume senza titolo. Quando lo sente avvicinarsi, alza lo sguardo e lo osserva. Ed è una donna stupenda, con degli occhi di un colore assurdo. Maledizione. Tighnari le cerca addosso un difetto imperdonabile, senza trovare nulla che sia anche solo leggermente sgradevole alla vista.

After darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora