Tighnari non pensava di essere un tipo geloso, prima. Di chi avrebbe mai potuto esserlo, del resto? Tutta Sumeru gli aveva da sempre donato i suoi sguardi; sapeva benissimo di essere... bello. Di una bellezza delicata, dicevano, attraente per gli uomini e per le donne, in modo quasi identico. Chiunque lo avrebbe amato; chiunque avrebbe stimato la sua intelligenza, il suo senso pratico, i suoi modi composti, e la sua apparenza.
Non esisteva nessuno di cui ingelosirsi.
Fino a lui.
Perché Cyno era... diverso. E non perché non possedesse la bellezza; c'era qualcosa di seducente in quel tono della pelle, e nelle mani, soprattutto, nelle braccia, nel petto sempre esposto, nella semplicità del suo viso e negli occhi di quel colore bizzarro. Nello sguardo; Tighnari non avrebbe potuto dire di essersi sentito attratto da Cyno fin dal primo momento, ma era solo perché neppure ci aveva pensato. Per lui venire ammirato era la norma, non ammirare. E Cyno, come chiunque, gli aveva rivolto quegli occhi colmi di desiderio e stima fin dal primo secondo.
Prevedibile. Nulla di nuovo.
Ma... A colpirlo era stato il modo, dolce, timido, e buffo, di esistere del Generale. Il modo in cui lo fissava per troppo, e poi se ne rendeva conto e abbassava gli occhi, arrossendo. La sincerità con cui gli aveva confessato cosa provava, con parole e toni che Tighnari non avrebbe mai avuto il coraggio di usare, mai, e che l'avevano lasciato ad ardere da solo e consumarsi nel dubbio. Cyno era, per lui, proprio come la tensione elettrica che sapeva emanare: così eccitante e accesa da far male.
Ma, chiaro, non poteva esserlo per lui soltanto.
C'era Alhaitham. E no, Tighnari era consapevole di non aver motivo di temerlo come rivale. Almeno... così credeva. Così riteneva di poter credere, insomma. Perché Al apparteneva a Kaveh, e Cyno non avrebbe mai tradito un amico, poteva scommetterci su la sua vita.
Ma era per quello; non per altro. Non per lui. Cioè, anche. Sperava. Poteva, sperarlo, no? Cyno non avrebbe tradito neanche lui, ovvio. Ma cose del genere accadevano.
Non a loro, però accadevano.
Per esempio, Al avrebbe potuto facilmente rimanere da solo con Cyno, durante il lavoro. Succedeva di già, e spesso. Cosa facevano? Cosa si dicevano? Al faceva il cretino come quando erano tutti insieme? E Cyno non sentiva quel calore nel petto, quel compiacimento bruciante del venire apprezzato? Perché andava bene tutto, ecco, ma Tighnari non poteva credere che non gli piacesse nemmeno un po', quel modo di Al di scherzare. Di essere malizioso e provocatorio, sempre.
E Kaveh? Un amico, sì. Kaveh era dolce, e anche lui non avrebbe mai... Ma in un momento di debolezza...? Entrambi in preda all'alcool, come accadeva fin troppo spesso? Sarebbe bastato un secondo. Uno sguardo, un cenno, un giorno di tristezza, che con Kaveh era la norma. Kaveh non era mica brutto; di certo Cyno lo aveva visto. Perché gli piacevano gli uomini, giusto? Giusto?
Be', c'era Lisa, comunque. Quindi, forse no. Forse lui era l'unico, e per il resto...
Lisa, poi... Perché Lisa? Perché una donna così... così...? Con Cyno non c'entrava proprio nulla. Doveva esser finito a stare proprio con una del genere, fra le tante? Non poteva avere avuto una storia con, mah, Nilou, magari? Lei sarebbe stata innocua, così bellina e lieve, invece Lisa era... Ed era persino come un membro della sua famiglia, non era neppure possibile odiarla.
Insomma, Tighnari si era reso conto di essere bellissimo e speciale, ma con ben poca gente a corteggiarlo. Cyno, invece... era... così magnifico, nel suo piccolo punto dell'universo in cui concentrava il suo esistere, che... tutto, intorno, non poteva che voltarsi e amarlo.
Comprensibile, già.
E allora aveva scoperto di essere un tipo geloso. Perché voleva amarlo lui, e voleva che quegli occhi guardassero lui, e basta, senza distrarsi.
"Nari...? Tocca a te."
"Ah."
La partita a carte sembrava ormai distante, incomprensibile. Tighnari rimase a pensarci.
"Che c'è?" chiese Cyno. "Lo so, stai perdendo, ma non è onorevole mollare a metà partita, Nari. Bisogna sempre finire."
Era l'unica cosa di cui Tighnari non era certo. Non gli sarebbe mancato nulla, mai; non avrebbe dovuto rincorrere nulla, mai; non avrebbe dovuto temere di perdere nulla, mai.
Tranne lui.
"Cyno..."
"Mh?"
Solo un movimento veloce; in un istante, Tighnari aveva scavalcato il tavolino che avevano messo in mezzo alla casa, e gli era addosso.
"Possiamo...?"
"Ma... la partita..."
"La partita può attendere un po', no?"
Un sorriso. "Be', è un sacrificio non da poco, ma visto che stai perdendo malissimo accetto la tua resa, per stavolta."
"Non ho detto che mi arrendo."
"Ok, allora dillo, o continuerò anche da solo a giocare fin quando il tuo mazzo non verrà sconfitto."
Una risata, adesso. "Va bene, va bene. Mi arrendo..."
Era così, in effetti; una resa.
La consapevolezza di non dover vincere ogni volta.
Di avere qualcosa che fosse prezioso davvero, e che qualsiasi altro pregio non fosse più abbastanza per esser certi di non perderlo, di non venirne derubati.
Forse era meglio prenderselo, godersi quel momento, e affondare fra i suoi capelli e respirarlo e arrendersi.
Come se non fosse una competizione, come se esser gelosi non servisse per essere felici.
STAI LEGGENDO
After dark
Hayran KurguRaccolta di one shot un po' casuali su Cyno e Tighnari, perché sono la ragione delle cose belle della vita.