30 - Destroy everything you touch today, destroy me this way (2)

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Un ricordo: un giorno qualsiasi, un giorno particolare. Cyno l'aveva soccorso dopo l'ennesimo giro nel deserto, l'ennesimo mancamento.

L'ennesima prova del suo essere debole.

Si era risvegliato nell'ospedale di Sumeru, a letto, fra lenzuola bianche e soffici che odoravano di vaniglia. Gli altri umani sentono così poco gli odori, forse non l'avrebbero neppure avvertito; Tighnari invece preferisce il profumo di erba e terra, di foresta. Qualsiasi aroma artificiale lo disgusta. Come quella vaniglia.

Tutto era triste. Un altro tentativo fallito di resistere al calore; un'altra spedizione a vuoto.

Allora, lui e Cyno non erano una coppia ed erano appena diventati amici. C'era da poco Collei, fra di loro, e Cyno aveva invaso la serenità piatta delle ricerche e delle cure quotidiane.

Cyno aveva il profumo della sabbia, ma senza il bruciore ostile. Senza la parte dolente del fuoco. Cyno era solo fulmine, solo viola, solo elettricità e polvere sottile. Solo pelle e stoffa, senza profumi falsi. Solo i capelli che pettinava a stento. Solo l'acqua che aveva usato per lavarsi, senza saponi. Tighnari si era subito sorpreso del fatto che Cyno avesse un buon odore, per lui.

Ma in effetti aveva iniziato a pensare di desiderarlo dopo il biglietto. Dopo quel giorno come tanti, in cui nel letto si era girato e aveva visto un mazzo di fiori, come se avesse senso lasciarglielo, come se fosse normale farlo, e un bigliettino. Con una scritta, sopra, che diceva "It's a boy!". E, subito sotto, con la grafia di Cyno: Scusa, era rimasto soltanto questo.

Se ne era innamorato in quel momento. Sotto le lenzuola di vaniglia, con nel naso quei fiori che, almeno, emanavano l'odore naturale che preferiva, e... quella frase. Quel biglietto. Quella stupidità così sciocca, ma così attenta.

Tighnari aveva amato Cyno perché l'aveva scoperto capace di salvargli la vita, in fretta e con azioni capaci, per poi lasciargli sul comodino un mazzo di fiori e un biglietto del genere.

Con quella frase.

In quell'istante, Tighnari aveva carezzato il cartoncino con le guance rosse, gli occhi lucidi, ancora debole, desiderando di rivederlo presto.

E quello, amava, di lui.

La capacità di cura e di semplicità, insieme. Con un modo così spontaneo da farlo sembrare... quasi... vero.

Forse, perché in Tighnari non c'era molto, di vero.



Ora, sorride con malizia. Più che può.

"Pensi di essere l'unico a poter creare delle corde?" chiede.

Ovvio, anche lui sa farlo. Sono solo diverse, ma non per questo meno forti. Del resto, grazie a Dendro, le liane sono al suo servizio e possono apparire dal niente, possono avvolgersi intorno alle braccia di Cyno e bloccarlo.

Non sa se potrebbe riuscire a liberarsi, facendo forza, ma lui non ci prova. Allora serve di più. Serve convincerlo. Serve che non sembri finto.

Cyno si limita a seguire le liane con gli occhi, poi infine lo guarda. Sembra divertito. "Hai di nuovo mangiato qualche fungo strano, Nari?"

Giù. Le liane sono ormai corde, meno brillanti di prima. Forse seguono il suo umore.

Intende farsi capire. Chiaramente.

"La parola di sicurezza sarà..." inizia. Cyno aggrotta la fronte, per un momento. "... sarà 'la vittoria appartiene a Tighnari', d'accordo?"

"Uhm, non mi sembra una parola."

After darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora