15 - Praise me for martyr, praise me for sin

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A Gandharva non ci sono spesso tempeste significative; ma ogni tanto accade. In quei frangenti, il cielo si fa tetro e i fulmini sono colpi secchi, sono tuoni crudeli come fruste e lampi che accecano, sono ondate di pioggia che raffredda e lascia senza respiro. Tutti corrono al riparo, le capanne spesso non proteggono del tutto.

Tighnari, stavolta, non sa come affrontarlo.

Non si era chiesto, in effetti, se sarebbe stato diverso. Dei fulmini non gli è mai importato, se non per il colore dell'elemento, quel viola che ormai gli è caro. Ma adesso...

"Collei è al sicuro" dice Cyno, alle sue spalle. "Ho controllato in giro, e tutti sono al chiuso. Abbiamo anche portato altra legna e foglie, per chiudere le case. Tutto a posto, nessuno si farà male."

"Grazie."

"E tu?"

Tighnari non si gira, non si muove. Resta fermo a fissare fuori, dalla fessura rimasta sulla soglia. Non entra dell'acqua, ma soltanto l'aria tagliente della tempesta.

Non gli dispiace: è umida, è nutrimento per le piante, è naturale.

"Sto bene, non preoccuparti."

Cyno ha percepito qualcosa; ormai lo conosce troppo bene. Si è reso subito disponibile per verificare la situazione degli altri, come avrebbe fatto lui in un altro momento. Gli ha permesso di rimanere lì, in quel modo, fermo, in attesa della paura.

Ammesso che giunga.

Non è sicuro. Se dovesse, però, vorrebbe trovarsi al riparo.

"Vieni."

Cyno si siede sul letto e gli fa cenno di raggiungerlo. Si sistemano vicini, sotto una coperta. Fa freddo. Tighnari forse sta tremando, ma è solo per la temperatura; eppure, è coperto.

"Sto bene" ripete, scocciato. Anche se Cyno non l'ha più chiesto.

"D'accordo, d'accordo. Allora puoi star qui per me?"

"Per te? Da quando i fulmini ti creano dei problemi?"

"Sono terrorizzato. Se mi lasci da solo, sverrò e mi troverai morto. Rimani."

Tighnari prova a indossare un'espressione arrabbiata, perché è palese che quella sia una scusa; ma non ci riesce. Può solo osservarlo, senza dare un colore particolare alla sua faccia.

Indifeso, forse.

"Facciamo così." Cyno solleva la coperta e la posa sulle loro teste, come una tenda. "Fin quando non smette, staremo qua sotto al sicuro. Ok?"

"Cyno... non ho cinque anni."

"E allora? Nemmeno io, però mi va di star così. Non brontolare."

"Ma va tutto bene, davvero. Non ho paura."

Cyno si fa serio. "Io sì, invece. Ok, non dei fulmini... ma... è uguale."

Ed è adorabile. In fondo, anche volendo non potrebbe vivere alcun panico, in quel momento. Non con quegli occhi a fissarlo.

Si china, lo bacia, leggero. Solo un momento.


Quel che c'è da vivere lo vive dopo, quando Cyno sta ormai dormendo.

Si mette in piedi e si avvicina alla porta, alle foglie ormai fradicie che li proteggono.

Dall'altra parte c'è quel che deve affrontare.

Posa una mano, lenta, sulla foglia bagnata. Le gocce scorrono. Il suono della pioggia è tutto ciò che sente; ogni tanto, un tuono. Non troppo forte.

Non esiste alcuna ragione per temere il vento, o il cielo, o quella forza. L'acqua che precipita è vita, il suo suono è il canto del pianeta.

Tighnari scosta una delle foglie e osserva: non c'è nessuno. Si sta bagnando, si inzupperà, ma pazienza. Fa un paio di passi e lascia che la pioggia lo colga; lascia che il cielo lo veda, come possibile bersaglio, perché non ha il diritto di non esserlo.

E se il suo fato è di venir colpito, lo sarà lo stesso.

Solleva il viso e allunga una mano.

Ed è così che la tensione, la paura che aveva di temere, va via come le gocce, fin al terreno; la terra la beve, la trasformerà in pianta. Perché è così che funziona, e Tighnari non potrebbe nasconderlo a se stesso.

Un rumore; si gira. Cyno lo sta osservando da dentro, con attesa e rispetto.

Lui scuote le orecchie inzuppate e gli sorride, ride, torna al coperto.

"Bagnerò tutto."

"Non importa."

"Sì che importa, è casa mia! E sappiamo che poi tu non hai nessuna intenzione di pul..."

Cyno lo stringe, senza avvertimento, e allora lui sta zitto.

Le gocce cadono intorno, ma sono linfa, sono vita, sono futuro e forza.

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