13 - Somewhere only we know

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Quando ci si viene scagliati sopra, la sabbia può tagliare. Cyno lo aveva scoperto troppo presto, senza nemmeno avere una parola per chiamare quelle dune, o il sangue.

I granelli divengono lame, il sole può incendiare la carne, la gola si chiude.

Ma ora può correre nel vento bollente e sorriderne. Ha dell'acqua, ha un mantello, ha una casa a cui far ritorno.

Ha tutte le fortune del mondo. E quella consapevolezza è un dolore nuovo, incredibilmente immenso. Un dolore che lo fa ridere, a voce alta, fra la sabbia, da solo.

Corre. La sua velocità rende il tempo più breve; vuole soltanto tornare.

Vorrebbe voltarsi, ritrovarsi bambino in quegli stessi punti, e chinarsi, e stringersi. E dirsi: devi solo attendere.

Aspetta. Abbi fiducia.


Sua Eccellenza non gli ha detto nulla, anche se in quei giorni ha evitato di esser presente come doveva. Ha provato, però si sentiva soffocare; e lei ha capito, forse perché in fondo poteva leggerlo in un momento, e gli ha fatto un cenno col capo, come per dire: non preoccuparti, lo so.

Tutto è perfetto.

Può rientrare nel villaggio e correre, e superare la soglia, e ritrovare lì Nari, anche lui senza fiato in attesa.

Fanno l'amore per tutta la sera, per tutta la notte, ogni volta. Non sa neppure come. Ridono, rimangono sul letto, parlano, ed è splendido, ed è...

Come se fosse eterno.

Sa che non lo è. Non può esserlo. Così come la sua infanzia è ormai conclusa, e tutto quel male è svanito... questo... finirà. Ma è così?

Un'altra giornata uguale, ancora la pelle di Tighnari e il suo profumo, i suoi occhi chiusi e i suoi sospiri, come se si avvicinassero per la prima volta, come se avessero un'insaziabile sete, come un incantesimo in cui il mondo scompare e soltanto loro due rimangono, nudi, sotto le lenzuola, con le carezze e i baci e cinque minuti ancora.

Ma poi Nari si addormenta e Cyno resta a fissarlo, come un matto, esausto, affamato, con i muscoli che fanno male. Nari dorme, riposa, e lui invece è in lutto per tutta quella gioia che, lo sa, non può esserci per sempre. E allora deve prenderne ancora, adesso, altrimenti ne perderà un istante che non potrà venirgli restituito.

Lo sveglia, piano, toccando appena la linea di un fianco, facendogli il solletico. Nari ride ancora nel sonno, apre appena un occhio e lo spinge via, divertito e lusingato da tante attenzioni.

"Cyno, così mi ucciderai. Ti prego, dormiamo."

"Non posso, non ci riesco."

Si stringono, e Tighnari respira, è vivo.

Questo secondo, questo momento del tempo, è il migliore che possa esserci. Dopo potrà solo essere peggio. E allora non permetterà che passi, non potrà perderlo.

"Domani sarò ancora qui" gli sussurra Nari. "Non me ne vado."

"Non ci credo."

"Lo giuro."

"Non importa, non ci credo."

Tighnari gli prende il viso fra le mani, lo costringe a guardarlo negli occhi. "Te lo giuro. Saremo qui anche domani, e dopodomani, e il giorno dopo."

"E poi?"

"E poi ci saremo ancora."

"E dopo?"

Tighnari sorride, chiude gli occhi, lo bacia. "E dopo, sempre, per sempre, saremo qui."

"Davvero?"

"Davvero. Ora dormi, o dovrò anestetizzarti."

Ride, ridono. Cyno prova a chiudere gli occhi, poi li riapre, e Nari sembra già dormire. Allora si arrende, lascia che il sonno giunga.

Solo per poco. Solo per riprendere le forze.


Se vedesse il sé del futuro, quello distrutto, quello che ha perso, quello che, prima o poi, avrà perduto tutto... vorrebbe stringere anche lui e accompagnarlo, consolarlo, ucciderlo.

Ma ora dev'essere egoista e berne ancora, di quel nettare. Tutte le versioni di lui gli direbbero di farlo, ne è certo.

Dorme, infine, e sogna di vederle, intorno, a cerchio, e tutte sono fiere e gli sorridono.

After darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora