7 - But I gotta resist

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E poi succede: lui ritorna.

Non si annuncia, perché non lo fa mai. Arriva una sera, proprio quando Tighnari ormai non lo aspettava. Torna con il suo solito fare serioso ma semplice, cammina soltanto fino al villaggio e si avvicina, lo guarda, i loro sguardi si incrociano, e poi gli sorride.

Non lo ammetterebbe mai, neppure sotto tortura, ma in quei giorni ha pensato mille volte a cosa avrebbe potuto dire a Cyno, nel loro prossimo incontro.

Ci ha pensato a letto, abbracciando il cuscino. Il pensiero di lui è stato in quegli istanti un qualcosa di cui sorridere con tenerezza, con desiderio e con nostalgia. Allora avrebbe voluto che giungesse subito, per corrergli incontro, abbracciarlo e dargli un bacio, senza dire nulla, senza spiegazioni. Come fossero fidanzati di lunga data, come se tutti potessero vederli insieme. E cosa ci sarebbe stato di male?

Poi ci aveva pensato durante il lavoro, cosa che aveva causato non pochi problemi: aveva rischiato più volte di usare gli ingredienti sbagliati e far succedere un macello. Si era corretto all'ultimo momento, ripetutamente, maledicendo Cyno e quei pensieri sciocchi. Però era dolce pensarci, e aveva sospirato con le guance che si facevano più calde, mentre Collei lo scrutava perplessa sullo sfondo.

Ci aveva pensato anche nel sonno, e un paio di volte aveva sognato di parlarne. Aveva lì usato parole impegnative, forti. Non erano frasi che avrebbe mai pronunciato davvero: ne avrebbe avuto troppa vergogna. Non l'avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, quel che nei sogni aveva sussurrato a Cyno. Sarebbe rimasto lì, nella sua mente e nel suo ricordo, ed era meglio.

Insomma, con il tempo quel suo pensarci si era colorato di nervosismo e un pizzico di rabbia, perché Cyno era capace di riapparire al momento sbagliato e metterlo in crisi, ogni singola volta.

Oppure, avrebbe confessato solo a se stesso, vederla in quel modo rendeva il tutto un po' più facile e meno caotico: è colpa di Cyno, è sempre colpa sua. Tighnari avrebbe potuto programmare tutto e renderlo perfetto, ma quell'idiota avrebbe rovinato ogni piano, ogni programma, con quel sorriso a caso e quell'incedere sicuro, verso di lui, come se raggiungerlo fosse lo scopo dell'esistenza.

Ma adesso Cyno gli è di fronte, e tutti i pensieri si sono dissolti. Tighnari è indifeso e fragile di fronte all'evidenza: si vergogna. Non sa come coprirsi. Perché l'ultima volta che si sono visti lui ha... lui è...

"Ciao" gli dice quell'essere immondo che sta osando offenderlo con la sua esistenza imbarazzante.

E lui arrossisce, perché non c'è altro che possa fare per rispondere. Perché da un lato vorrebbe poter venire trascinato in casa, e basta, e dall'altro vorrebbe picchiarlo e neppure capisce per cosa.

"Ciao" risponde, offeso.

Ma Cyno non gli chiede nulla, non domanda niente. Cyno ha soltanto dato, perché Cyno non somiglia a Tighnari e non è qualcuno che consuma tutto ciò che gli viene porto con gentilezza. Cyno non è Tighnari, e dunque non ha niente da chiedergli.

Mentre Tighnari avrebbe mille domande. Mille problemi.

Mille pretese, mille richieste, mille capricci.

"Sei... tornato" mormora.

"Certo."

Tighnari gli rivolge uno sguardo scocciato, mette il broncio. Si sente ridicolo e sta già ardendo per questo, sta già decidendo di cosa accusarlo, ma in realtà è talmente esposto che si sente soltanto stupido.

Come si fa a sembrare... capaci? Quel pezzo gli manca. Non aveva mai... non sa come...

Cyno fa per avvicinarsi e lui si ritrae d'istinto. L'altro ci rimane quasi male, lo scruta con una cura che lo disgusta.

"Ho portato la cena, per te e Collei" dice Cyno.

Come se, santi Archon, fosse normalissimo dirlo dopo che l'ultima volta sono finiti a letto insieme ed è successo quel che è successo. Cioè, wow. Tighnari si sente profondamente offeso e ferito: non ha significato nulla, per Cyno. Lui non è sul punto di esplodere, non ha voglia di sotterrarsi, non gli è cambiata la vita, non...

"Va tutto bene?" chiede ancora Cyno.

No, non va tutto bene, cretino, per niente.

"Ovvio. Ti ringrazio."

Gli strappa dalle mani il fagotto con il cibo, si volta e si avvia.

Va bene, va bene; forse quella sera non accadrà niente. Non gli salterà addosso senza motivo, sedotto in maniera irrimediabile dal suo fascino. Forse non funziona così. Tighnari non ha la più pallida idea di come funzioni, in effetti; un po' vorrebbe scoprirlo, ma d'altro canto gli viene da sorridere, per quel rispetto tenero.

Un bel casino.

Non desiderava che tutto rimanesse com'era? E certo. Certo che lo desiderava. Giusto? Eh sì, ovvio, ovvio. Non vorrebbe mica che Cyno, ora, lo afferrasse di peso e lo portasse a letto. Ma no, che idea bislacca! Ci mancherebbe altro. Anzi! Adora il suo fare da gentiluomo. Il fare da gentiluomo neutrale e colmo di quel fottuto rispetto. Era proprio quel che voleva. E certo.

Si gira un istante, lo guarda. "Allora, vieni o no?" gli chiede.

E Cyno annuisce, veloce, e lo segue.

Non perché sperasse in qualcosa di diverso, tipo, be', un cenno, un invito per altro, come un desiderio di venir preso su di peso e portato sul letto. Oh no, qualcosa del genere non potrebbe mai sfiorare la mente di Cyno, ci mancherebbe.

Sono amici.

Non c'è proprio nulla di diverso da prima, senza dubbio.

E mentre cenano insieme, con anche Collei che si unisce e chiacchiera e ride con loro, è tutto come sempre, perché nessuno vorrebbe che qualcosa cambiasse.

Ovvio.

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