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Un posto diverso

🗺️

Cloe

L'aria fresca di Febbraio si scaglia contro il mio viso provocandomi dei brividi involontari lungo tutto il corpo.
Le dita congelate delle mani mi rendono difficile caricare le valigie nel bagagliaio, ma nonostante questo non ho altra scelta.

Mio padre, John, pochi giorni fa, mi ha detto che ci saremmo dovuti trasferire lontano da qui per lavoro. Hanno infatti richiesto la sua presenza nella sede principale: Londra.
L'aria di Chicago iniziava a soffocare tutti e due a causa dei troppi ricordi, ma questo non significa che io sia felice di abbandonare la casa dove sono cresciuta con mia madre.

L'auto nera di mio padre sta aspettando solo che le mie gambe stanche e fredde prendano posto su uno di quei sedili.
Il viaggio fino al porto sarà abbastanza lungo, quindi decido di mettermi le cuffie e provare a distrarmi con un po' di musica.

Passa una mezz'ora abbondante quando riesco finalmente a scorgere il punto del nostro nuovo inizio. Siamo finalmente arrivati a: Illinois International Port District, ora non resta che aspettare di essere imbarcati.

Rilascio il lungo respiro trattenuto in precedenza per poi aprire la portiera e scendere dalla macchina. Con l'aiuto di mio padre prendo entrambe le valigie per poi salire sulla Dehler.

I suoi interni sono a dir poco sfarzosi.
I lunghi corridoi sono ornati con dei lampadari fatti da pietre preziose, per non parlare dei pilastri di marmo con i fiori sopra.

'Ma quando la barca parte.. non cadono?'
È da quando sono piccola che me lo sono sempre chiesta e chi lo sa, magari questa è la volta buona che avrò una risposta.

I colori delle pareti sono molto minimalisti, oserei dire quasi inesistenti.
Un beige si estende per tutta la lunghezza del corridoio e la moquette per terra è di un bordeaux molto elegante.
La nostra camera è la numero 224. Prendo la tessera elettronica e la faccio passare davanti al sensore, sperando di aver azzeccato il verso al primo colpo.

La porta marrone scuro si apre e quello che mi si presenta davanti è un panorama insolito. E no, non sto parlando dell' arredamento sfarzoso, ma della vista: l'oceano.
Il mare mi ha sempre messo angoscia, sin da quando ero piccola. Nessuno mi ha mai insegnato a nuotare, forse è per questo che ho così tanto timore.

Mentre apro la valigia, cercando il caricatore per il mio telefono, inizia a suonare una canzone che personalmente amo da morire.
Alzo il volume delle cuffie bluetooth al massimo e come una bambina di cinque anni, mi metto a cantare davanti allo specchio.

She got that rich girl L.A. vibe..

Afferro la spazzola fingendo che sia un microfono.

..Do not disturb on the hotel door

«Waking the neighbours» continuo canticchiando tra me e me.

La porta si spalanca facendomi apparire davanti la figura seria e rigida di mio padre.
Molto velocemente cerco di abbassare il volume così da poter sentire ciò che mi deve dire.

«Sono le 20:30, vestiti e presentati nella sala principale per cenare con me e il signor Williams.» mormora continuando a far passare il suo sguardo tra me e la spazzola. Annuisco e tolgo le cuffie posandole sul mio comodino.

«Tra quindici minuti ti voglio trovare giù, non metterci troppo.» afferma serio per poi uscire e richiudere la porta dietro di sé.

Dopo aver afferrato l'intimo, una gonna e un body dalla valigia, entro in bagno per farmi la prima doccia della giornata.

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