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Non sono io

🎹

Cloe

Seconda settimana qui a Londra, seconda settimana di lavoro e, seconda settimana di problemi.
Non se se usare quel proverbio: "Nel male mi è andata bene", oppure, dire semplicemente che è stata una merda.
In questa settimana ho mangiato poco e niente, come tutti gli altri giorni, ma.. no. Non c'è nessun ma. Pure i rapporti con le persone sono andati a peggiorare e, onestamente parlando, non so più come comportarmi.
Non so cosa abbia scaturito un maggiore distacco.. 'Forse John è la sua sberla?' Esatto. Mio padre mi ha tirato una sberla, o meglio, un'altra. La motivazione era: "Il lavoro oggi è andata o male. Non ho chiuso manco un'accordo".
La prima cosa che ho pensato è stata: "Cazzi tuoi", mentre la seconda pure.

Non è il dolore fisico a farmi star male, quello prima o poi passa. Il problema è il mio cervello. Lui non associa il dolore fisico ad un graffio o altre cose ma, a un mio comportamento sbagliato, una parola di troppo o, addirittura, al mio silenzio.

Quella notte.
La notte da dove partì tutto, me la ricordo come se fosse ieri, purtroppo.

Flashback
Due anni fa..

E anche oggi me le sono prese. Ammetto che no sbagliato, questa volta aveva regione lui. A tavola me le sono cercate. Quel bicchiere che avevo rovesciato, per sbaglio, su di lui è stato un grandissimo errore. Gli ho fatto fare una bruttissima figura davanti ai suoi colleghi di lavoro.
Non doveva succedere.
E non succederà più.

'Salta da quella finestra'
'Nessuno ti vedrà, nessuno ti sentirà'
'Non farai fastidio.. ne oggi, ne domani'

Sono seduta a gambe incrociate sul letto e, osservo attentamente tutti i dettagli che ci sono davanti a me. La finestra, le persiane e le tende.
Con uno scatto veloce, mi alzo e vado a staccare violentemente quei lunghi tessuti dalle finestre. Le strappo e non mi curo di sistemarle. Apro completamente le persiane, facendo così entrare tutta la luce bianca della luna. 'Facendo così lentamente non allevierai il dolore'.
L'aria fredda e, il venticello di Chicago su fanno strada in camera mia, riempiemmo il mio corpo da tanti piccoli pallini. Mi sfilo le ciabatte lasciandole sotto al davanzale.
'Cosa stai aspettando?'
'Muoviti'
aprendo un bel respiro e, senza ripensamenti, mi siedo su quest'ultimo. Osservo i grandi palazzi pensando che, molto probabilmente, sarà l'ultima volta che li vedrò.

Una lacrima malinconica ma, allo stesso tempo di paura, scende dal mio occhio. Non avrei mai pensato che fosse così tanto difficile mettere un punto a tutti questo. Per quanto mi faccia schifo la mia vita, non posso negare di aver passando anche dei momenti belli.
'Taglia corto'
Prendo un lungo respiro.
'Mamma.. tra poco arrivo'.

Salto.
Non ci penso due volte.
Mi schianto al suolo e potrei giurare di aver sentito qualche osso rompersi. Sento il respiro che piano piano, inizia a farsi sempre più pensante, come se ci fosse un maghino sopra di me.

Buio.

Fine flashback..

Apro gli occhi di scatto con il respiro affannato. 'Devo essermi addormentata per sbaglio'.
'Cazzo! Il lavoro. L'azienda, mio padre, sicuramente sarà già lì. Devo muovermi'.

Mi scrollo la coperta di dosso come se scottasse e la lancio ai piedi del letto. Indosso le prima cose che trovo ed esco di corsa.
Le vie londinesi sono fredde, molto e, ormai non so manco più perché mi continuo a stupirmi dì questo.

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