XXX

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Prima volta

🖼️

Cloe

Mi sveglio schiacciata dal braccio muscoloso e tatuato di Alexander, per quanto mi stia un po' soffocando, non posso che essere felice di questo risveglio.
Giro la testa verso il comodino e vedo una piccola busta color crema con, sopra, una stellina disegnata.
Cerco di afferrarla senza svegliare l'orso al mio fianco.

X Cloe

La apro un po' dubbiosa e un po' curiosa.

Buongiorno stellina, ti vedo che ti sei svegliata prima di me, complimenti, non mi hai svegliato con dei baci. Me la segno.

Cerco di trattenere una risata.

'Comunque, te l'ho scritta questa mattina presto perché volevo ti svegliassi in maniera dolce. Anche se per te c'è anche altro di dolce..'

Alzo gli occhi al cielo e mi giro verso di lui con uno sguardo che dice: "sei serio?" Il fatto che lui non mi veda mi fa ancora più ridere ma comunque, torniamo alla lettera.

'Ieri sera mia mamma mi ha detto -prima che tu crollassi nel mio letto- che oggi dobbiamo essere a casa tua per le tre. Ha detto che tuo padre ti vuol li.
So che stai entrando nel panico ma, ti prego, non lo fare. Eventualmente svegliami mordicchiandomi.

Ti amo.'

Mi volto verso di lui e mi accoccolo ancora meglio sotto al suo braccio.

«E io che stavo aspettando i morsi» 'Ma quindi è sveglio, sto pezzo di..'

«Si sono sveglio»  'ops'

Rido e gli lascio un leggero bacio sulla punta del naso. Lui, non contento, allunga la mano sotto al mio mento facendolo alzare così da baciarmi per bene.

«O così o niente»

«Insaziabile» mormoro

«Di te? Mai»

Sono certa di avere le guance che stanno andando a fuoco, questa conferma mi arriva a breve visto che, il moro, inizia a ridere di gusto al mio fianco.

«Non ti azzardare» mormoro

«Sei tutta rossa» afferma ridendo

«E tu stupido» ribatto guardandolo male

«Mia cara, questi insulti volgari chi gliel'ha insegnati?» rido a questo suo modo di riferirsi a me

«Un certo moro, alto, tatuato e, per lo più, è dentro il mio stesso letto, che poi in realtà è tuo» affermo squadrandogli  il viso.

«Sai dove vorrei essere dentro?»

«Lo sapevo che avresti detto qualche porcheria»

«E allora perché me l'hai lasciata dire?» chiede con sguardo malizioso

«Perché mi piaci mentre me le dici» affermo sicura di me

Gli angoli della bocca gli si alzano dando vita ad un sorriso di chi sa cosa vorrebbe fare.

Si avvicina a me e inizia a baciarmi in maniera delicata. La sua mano si appoggia sul mio collo facendo dei cerchi e, con l'altra, traccia una linea immaginaria su tutto il mio fianco.

Questa sensazione non la provavo da molto tempo ma, soprattutto, non la provavo così intensamente. Con Dylan era tutto diverso, era un bosco privo di vita invece, con Alexander, è come se tutto avesse appena preso fuoco.

Posso dire che la mia intimità sta iniziando a diventare fradicia, 'porca troia..'

Quando con la mano scende sul mio sedere, lo inizia a palpare ma senza fretta.
Questo momento è nostro e nessuno c'è lo potrà togliere.

Con una leggera pressione fa attaccare il mio corpo al suo petto, il suo cazzo si scontra con la mia intimità e.. 'porca puttana, cosa non è'

Mi continua a baciare rendendo il tutto sempre più appassionato. Proprio quando mi stava baciando, la mano che prima teneva sul mio sedere, si è insinuata piano piano sempre più in basso. Ora posso dire che letteralmente la sua mano è sulla mia intimità.
Ansimo sulla sua bocca e, lui, non perde occasione di infilarci la lingua dentro così da dare vita ad un altro tipo di emozioni.

Leva la mano dalle mie mutande per afferrarmi la gamba e metterla intorno alla sua vita. Ora il suo cazzo é appoggiato interamente alla mia figa. Sentirlo già duro e pronto solo per me mi sta dando una sorta di scossa elettrica che piano piano si espande per tutto il corpo. 

Con uno scatto veloce, infila la sua mano -di nuovo- nelle mie mutande scontrandosi così con il clitoride. Ansimo vergognosamente sulle sue labbra facendolo sogghignare. Si stacca dal bacio per scendere a baciarmi il collo. Lo mordicchia e lo lecca attivando in me ogni singola emozione.

Eccitata è l'unico aggettivo che mi si può attribuire ora.

Inizia ad inserire un dito -dopo avermelo messo in bocca-.  Fa entrare e uscire quel dito in maniera perfetta.

Gemo. Gemo. E gemo ancora.

Lo toglie e si stacca da me. Io lo guardo confusa e con gli occhi un po' socchiusi dal troppo piacere. Si leva la maglia con una mossa e si mette di fronte a me.

«da adesso in poi voglio i tuoi occhi fissi su di me, stellina» Io annuisco.

Leva la coperta che prima stava coprendo entrambi e si sofferma alcuni secondi ad osservarmi. Facendo pressione sulle braccia, si china verso di me per lasciarmi un ultimo bacio per poi sfilarmi i pantaloni.
Mi sfila anche le mutande e, non appena apre le mie gambe, fa un sorrisino compiaciuto.

Scende e la sua testa ora è tra le mie pieghe. Non appena la sua lingua è a contatto con la mia figa inizio a muovermi. Ne voglio di più.
Continua così per alcuni minuti aggiungendo anche un dito. Penso che potrei morirci così.
Vengo sulle sua lingua e, quando leva il suo dito, se lo porta alla bocca per leccarne il contenuto.

Facendo di nuovo pressione sulle braccia, si avvicina al mio viso baciandomi.
Ricambio il bacio mettendo entrambe le braccia dietro al suo collo.
La mia mano si diverte a giocare con i suoi capelli mentre, la sua lingua, si diverte a giocare con la mia.

«vuoi che continuo?» mi chiede ad un centimetro da mio viso con il respiro affannoso.

Annuisco.

Scende di nuovo con la testa in mezzo alle mie cosce e, senza farselo ripetere due volte, riprende a leccare la mia figa.
La sua lingua assapora ogni parte della mia intimità e, ad ogni mio gemito, inserisce un dito in più. Quando, entrambe le tre dita sono dentro le spinge sempre più in profondità andando a stimolare sempre di più il punto più sensibile.
Continua così per alcuni minuti finché non ottengo il mio secondo orgasmo della mattina.

«Sei un fottuto dipinto» mormora con voce roca a pochi centimetri dalla mia intimità. Il suo fiato caldo ci sbatte contro e, non posso che continuare godermi questo momento.

La sveglia del suo telefono suona e interrompe il momento perfetto.

«Tranquilla, abbiamo appena iniziato» mormora divertito per poi prendermi un braccio e portarmi in bagno.

Dopo la doccia che abbiamo fatto insieme, ci vestiamo perché a breve dovremmo essere a casa mia.
Non nego che ho più ansia nel corpo che acqua però.. ho superato tutto questo, posso superare anche mio padre.

Continua..

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