Una semplice chiacchierata
🩸
Alexander
Ieri sera, dopo che Cloe aveva abbandonato casa mia, un sentimento pieno di rabbia aveva preso un po' troppo il sopravvento.
Ero sceso nel giardino di casa per allenarmi con il sacco, nonostante il pomeriggio stesso fossi stato in palestra per due ore e mezza.L'immagine di lei che veniva picchiata senza ritegno continuava a vagarmi per la mente e non riuscivo a scacciarla in nessun modo. I pugni sul sacco non erano abbastanza e neanche degli stupidi esercizi a corpo libero.
Ogni qual volta afferravo la borraccia per bere, immaginavo le sue dita tutte graffiate al posto delle mie.Quando mi stavo allenando sapevo che lei era lì ad osservarmi. Sentivo la presenza di una testolina che sbirciava dalla propria finestra. E, ne ho avuta conferma quando, dopo svariati minuti, decisi di alzare la testa e farle un cenno con la mano. Inizialmente si nascose subito dietro la tenda ma poi, capendo ormai ciò che era successo, ricambiò. Mi feci scappare un sorriso tranquillo, quasi sollevato.
Questa mattina la sveglia prese a suonare insistentemente e, seppur il mio corpo era distrutto dal troppo allenamento, io, non potevo non presentarmi a lavoro. Scesi le scale di casa salutando mia madre e, a passo svelto, andai a suonare al campanello di Cloe.
Non l'avrei lasciata andare da sola in azienda, specialmente alle sette e mezza del mattino.Quando aprí la porta, capí che si doveva ancora vestire e che, molto probabilmente, si era anche svegliata da poco.
Mi misi a ridere vedendo quella scena mentre lei ricambió con uno sguardo infastidito, come darle torto.«Buongiorno, stellina» mormorai con un sorriso da ebete.
«Buongiorno» mormorò sbadigliando.
E fu così che ebbi la conferma di quello che stavo pensando: Si, si era appena svegliata.
In questo momento sto aspettando che Cloe finisca di bere il suo té, non voglio guardarla, non vorrei che si sentisse sotto pressione.
Nell'ultimo periodo è dimagrita veramente tanto e, seppur io ci provi a lasciarle delle merendine in ufficio ogni tanto e, soprattutto, di nascosto, vedo che la situazione non sta cambiando. Ai suoi occhi non si piace, si vede grassa e brutta cosa che ai miei, mamma mia.. ai miei è un angelo tentatore. Lei e quelle sue maledette labbra.
In questo momento il silenzio regna. Suo padre non c'è perché è uscito presto questa mattina, e menomale.
«Cloe» la richiamo e, noto che si leva il biscotto dalla bocca, forse non si aspettava che la chiamassi.
«Come stai oggi?» mormoro passandole un altro biscotto.
«Bene tu?» 'Cazzata'
«Male» rispondo mantenendo il contatto visivo. Vedo che aggrotta le sopracciglia non aspettandosi questa risposta.
«Io ho detto la verità, se ti rifaccio la domanda me la dirai anche tu?» chiedo dolcemente.
Annuisce anche se un po' combattuta..«Come stai oggi?»
«Male» risponde
«Cloe, chi ti ha fatto questo..» mormoro facendo posare i miei occhi su tutta la sua figura. «..mi fa male vederti così» Probabilmente la mia confessione alla fine l'ha scioccata dati i suoi occhi un po' spalancati.
«Perfavore..» mormoro incastrando i miei occhi neri nei suoi verdi.
Il suo sguardo si abbassa e la sua mano posa il biscotto al cioccolato.
«Dylan..»
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Quit
Romance•Dark Romance John, un padre violento che non riesce a superare la morte di sua moglie. Cloe, una ragazza troppo buona per ribellarsi a tutto il dolore che le viene inflitto. La vita non sempre opta per la via più semplice e, per lei, è stata scelt...