XVIII

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Labbra, collo, ventre

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Cloe

«Cloe» Effettivamente era da alcuni giorni che mio padre non iniziava un discorso con questa parola quindi, le soluzioni, possono essere solo due: O vuole rompermi le scatole per qualcosa che non gli va bene o, c'è qualche evento.

«Domani sera, noi e la famiglia Collins, siamo stati invitati ad un gala di beneficienza» 'Gala di beneficienza?'

«Mi stai ascoltando?!» mormora alzando la voce, non c'è la fa a parlare più piano? Sono pure le otto di mattina!

«Si che ti sto ascoltando»

«Tu dovrai aprire il progetto, raccontando delle storie»

'Eh?'

«Non ho capito» mormoro confusa

«Quando mai..» afferma mentre si riempie un bicchiere d'acqua. «.. comunque, devi salire sul palco e raccontare delle storie che ti verranno date» 'Devo raccontare Peter Pan? Davanti a dei cinquantenni?'

«E i soldi che faremo a chi verranno consegnati?» chiedo sedendomi sulla poltrona in sala

«Verranno usati per costruire una palestra e un centro dotato di psicologi e allenatori professionisti»

«Ah bello, ma che tipo di beneficenza è?» chiedo ormai troppo confusa dalla situazione

«Contro abusi o violenza domestica»

Ah.

«Sei felice? Ora puoi lamentarti pubblicamente» mormora spiritosamente.

Io sono ancora pietrificata. Non so se per l'atto della beneficenza in se o, per essere colei che dovrà raccontare delle sofferenza altrui.

«Però.. sappiamo entrambi che non lo farai, vero?» mormora avvicinandosi a me, notando il mio silenzio decide di alzare il tono.

«Vero!?» urla afferrandomi per il polso. Io mi scanso strattonando il mio stesso braccio così da fargli mollare la presa. Impossibile.

«HA IMPORTANZA?!» urlo a mia volta

«E ME LO CHIEDI PURE!»
«POTRESTI ROVINARE LA MIA IMMAGINE TE NE RENDI CONTO?!» Afferra una foto di famiglia per poi scagliarla contro la porta.

Non appena la foto si sfracella atterra, il campanello, prende a suonare.
Entrambi ci voltiamo e lui, con una mossa svelta, molla subito la presa dal mio polso per andare ad aprire la porta.

«Isabel, ciao. Hai bisogno di qualcosa?» mormora mio padre con una calma che non gli appartiene.

Isabel, entra a passo lento e calmo dentro casa e, con un'occhiata veloce, guarda subito il pavimento, notando così, tutto il vetro sparso.
Quando rialza lo sguardo, i suoi occhi si incastrano nei miei come a cercare di capire cosa stesse succedendo. 'Portami via'.

«Volevo chiedere a Cloe se avesse voglia di venire con me a comprare un vestito per domani sera..» afferma la donna guardando negli occhi mio padre.
Nel suo sguardo, però, c'è una punta di rabbia e di ingiustizia. Lo sta pietrificando sul posto.

«Quindi Cloe? Vieni?» mi domanda voltandosi nella mia direzione. Non distolgo lo sguardo dal suo, annuisco e basta.

«Perfetto! Vieni» afferma per poi farmi passare davanti al suo corpo.

Esco per prima da casa ma, lei, si sofferma un po' di più sull'entrata, molto probabilmente starà chiedendo a mio padre l'ora del mio rientro per questa sera.

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