Questa notte non sono riuscita a chiudere occhio nemmeno per un secondo. Non ho fatto altro che rivivere ad occhi aperti ogni momento di quello che è stato il mio primissimo intervento.
Ammetto di aver avuto paura all'inizio.
Nella stanza in cui si fa il lavaggio chirurgico c'è un vetro da cui si può vedere la sala operatoria e, infatti, con quella vista davanti, non appena ho iniziato a lavarmi le mani e gli avambracci, mi sono subito venuti in mente i peggiori scenari possibili e inimmaginabili che mi potessero accadere: io che cadevo sul paziente, io che lo facevo cadere, io che gli perforavo il cuore involontariamente o io che svenivo per la pressione. Un inferno vivente, in pratica.
Tutte le mie preoccupazioni, però, sono subito svanite quando ho posato gli occhi sul dottor Wood, che le infermiere stavano aiutando a vestire. Prima il camice sterile, poi i guanti anch'essi sterili e infine gli occhiali telescopici. In testa una cuffia chirurgica adornata da tante e piccole doppie eliche di DNA blu e rosse, il che mi ha strappato un risolino divertito. Meno male che avevo già la mascherina addosso e nessuno mi ha vista.
Sono entrata, dunque, in sala molto più sciolta tant'è che non sembravo io e, dopo esser stata vestita similmente, ho preso posto a fianco del mio capo. Di fronte a noi c'era il dottor Myers, pronto ad assistere ma noncurante del fatto che fossi lì con loro.
Anche se è durata parecchie ore, fortunatamente l'operazione è andata molto bene. Ho avuto modo di imparare cose nuove e di mettere sul campo le mie conoscenze ogni qualvolta mi si presentasse l'occasione.
Allo stesso tempo, però, non ho potuto fare a meno di rimanere incantata dalla maestria del dottor Wood.
Le sue mani sembravano toccare i tasti di un pianoforte come solo un vero professionista sa fare. Si muovevano veloci ma senza errori, e spesso e volentieri mi sfioravano mentre lui mi guardava di sfuggita, facendomi smuovere dentro quasi come se il cuore che stesse toccando fosse il mio.
Per questo, sono arrivata alla conclusione che le sue mani sono addirittura migliori di quelle del nostro capo, Myers, e come questo sia possibile non lo so. Del resto, anche lui è ancora uno studente a tutti gli effetti, solo con l'incarico in più di gestire noi del primo anno.
Oltretutto, mi ha descritto alla perfezione passo per passo ogni cosa che ha fatto, senza mai lasciarmi in disparte e non cosciente delle sue azioni. Quindi, non posso nemmeno astenermi dall'ammettere che è bravo a insegnare.
Le qualità stanno iniziando a sovrastare i suoi difetti, e questo non è un buon segno. Dannazione.
A malincuore sono uscita da quella sala operatoria, alla quale ho capito di appartenere.
A malincuore mi sono allontanata da lui, ma solo perché ad aspettarmi negli spogliatoi traboccante di domande c'era Victoria.
L'ora successiva è stata mille volte più stancante dell'operazione stessa. La mia coinquilina non ha mai smesso un secondo di fare domande, né quando ci stavamo cambiando né per strada al ritorno.
Le voglio un bene del mondo, che sia chiaro, però a volte vorrei poterla spegnere come si fa con i bambolotti giocattolo. Peccato che non abbia un pulsante sulla schiena per farlo. Forse dovrei costruirglielo personalmente.
Credo di averle risposto sì e no due volte, ma non di più. Per questo, sono sicura che la prima cosa che farà non appena sveglia sarà proprio riproporre l'interrogatorio dal quale ieri mi sono completamente dissociata.
Guardo l'orologio e subito constato che finalmente si son fatte le sei. Pertanto, abbasso le coperte e, dopo essermi stirata per bene, scendo dal letto per prepararmi a una nuova giornata.
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Legame di sangue
ChickLit[COMPLETA] Olivia Green è una ragazza orfana di madre e di padre, coinvolti in un incidente stradale quando ancora era piccola, ma questo di certo non l'ha fermata dal realizzare i suoi sogni. Lasciata Boston, si trasferisce a New York dove intrapre...