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Sono passate sì o no tre settimane da quando la dottoressa Jones mi ha confermato di essere incinta di due gemelli. Ma per quanto fossi volenterosa nel farlo, ancora non ho avuto il coraggio di affrontare con Nathan la realtà e dirglielo.

Vorrei giustificarmi con il fatto che sono stati giorni infernali in reparto e che ho paura di diventare madre e di come possa reagire lui, però è anche vero che è un suo diritto saperlo. Dopotutto è il padre.

Mi sento tremendamente in colpa per averlo tenuto all'oscuro della notizia per tutto questo tempo, ma oggi è il grande giorno.

Finalmente mi sono decisa ad annunciarglielo e per farlo ho pensato di chiudere in una piccola scatolina le fotografie dell'ecografia insieme al test di gravidanza e a due tutine di colore neutro. Dal momento che è ancora troppo presto per sapere il sesso dei bambini, mi sono trattenuta dal comprare qualcosa di blu o rosa.

Dunque, non appena ho finito di lavorare, mi sono diretta immediatamente a comprare il necessario, facendo molta attenzione a non dare nell'occhio. Infatti, per evitare qualche inconveniente, ho convinto il mio autista personale a non venire a prendermi dicendogli che avrei voluto fare una passeggiata prima di ritornare all'attico dopo il turno in ospedale.

La scelta dei due body è stata veramente ardua. Ce n'erano troppi ed erano tutti così belli. Inizialmente non sapevo se prenderli decorati, ma alla fine li ho scelti uno con sopra il numero uno e l'altro con il numero due in modo che sia Nathan stesso a capire da solo a cosa andremo incontro.

Nonostante la costante paura, ammetto di essere emozionata all'idea di poter condividere un momento così speciale con qualcuno, lui in particolare.

Una volta a casa, mi sono messa subito all'opera per assemblare tutti i materiali e in meno di dieci minuti ho dato vita alla mia piccola sorpresa.

E ora mi ritrovo a correre per i corridoi per andare a nasconderla in camera, nella parte della mia cabina armadio, perché Nathan è tornato. Infatti, non appena la raggiungo, la sistemo velocemente tra qualche vestito piegato prima di uscire e con nonchalance andare da mio marito.

«Hey amore», mormoro con un sorriso smagliante, felice di vederlo.

Ma mentre mi avvicino a lui per abbracciarlo, la sua serietà mi blocca subito nei movimenti e porta le mie labbra a ritornare al loro stato naturale, dritte. «Che cosa succede?», gli chiedo cercando di capire cos'abbia.

Che oggi all'ospedale abbia avuto una giornataccia? Spero che non sia morto qualche paziente, so quanto lo manda fuori di testa ogni volta.

Intanto, con una mano provo ad accarezzargli il viso per trasmettergli la mia vicinanza, ma subito la scansa prima di allontanarsi da me e lasciarmi, così, sbigottita.

«Nathan, parlami per favore», lo incito mentre lo seguo andare in salotto. «C'entro io con il tuo pessimo umore? Illuminami perché non sto assolutamente capendo il motivo di questo tuo comportamento», affermo dispiaciuta.

Per quanto in realtà sia buono di cuore e dolce, la comunicazione non è il suo forte.

«Dovresti saperlo», si limita a rispondermi prima di rivolgermi uno sguardo inferocito.

«Eppure non ho la minima idea di quello a cui ti stai riferendo», ammetto cercando di mantenere un tono di voce calmo e pacato, anche se tutto ciò che vorrei fare ora è piangere.

Maledetti ormoni da gravidanza.

Ho il presentimento che dovrò posticipare la sorpresa per evitare che si trasformi in un ulteriore litigio.

«Questa ti farà capire», ribatte prima di lanciarmi una busta facendola cadere a terra.

«All'improvviso è diventato un problema sapere di più sui miei genitori?», chiedo adesso acida mentre mi abbasso per raccogliere l'involucro, credendo di avere in mano una busta contenente informazioni su di loro dal momento che per molte settimane non ne ho ricevute.

Legame di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora