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«Adesso che sai chi sono, mi vuoi spiegare perché poco fa piangevi?», mi chiede Alexander mentre ci dirigiamo al di fuori della tenuta ma dalla parte opposta ai festeggiamenti, dove non c'è nessuno.

«Erano solo l'emozione della giornata e il male ai piedi, tutto qui», mento rivolgendogli un sorriso imbarazzato. Intanto, rabbrividisco non appena i miei piedi nudi toccano l'erba dell'immenso giardino.

«Sicura che non c'entrasse mio cugino?», mi domanda ancora facendo fare al mio cuore un salto, come quando dici una bugia e le persone lo scoprono. «So com'è fatto e so anche che non è semplice stargli dietro», aggiunge mentre passeggiamo uno di fianco all'altro, allontanandoci sempre di più dalla villa.

«Sì, sono sicura», mormoro cercando di essere quanto più convincente possibile.

«Bene, allora che ne dici di raccontarmi qualcosa di te? Sono curioso di conoscere colei che ha rubato il cuore a quell'antipatico e di sapere tutto su di lei», ammette accennando una risata genuina, cosa in cui anche io lo seguo.

Certo che i geni in casa Wood lavorano diversamente per ognuno della famiglia. Se da una parte Nathan è scontroso e scorbutico, dall'altra Alexander è simpatico e un pezzo di pane.

Forse ho sbagliato cugino. Non si può tornare indietro e sposare lui?

«Non ho molto da raccontare se non che mi sono trasferita da poco a New York per lavorare come tirocinante all'Artemis General Hospital, dove ho conosciuto Nathan», affermo regalandogli un piccolo sorriso, sempre un poco imbarazzata dalla situazione.

«Ecco perché l'hai conquistato, sei una della sua gente», mormora come se la cosa fosse ovvia. «E dimmi, anche tu sei appassionata di cardiochirurgia tanto da volerti specializzare in questo?», chiede ancora, lasciandomi così a bocca aperta.

O è stata pura fortuna o è molto bravo nelle deduzioni o Nathan ha portato a casa tante altre studentesse con la stessa sua vocazione.

Non so perché ma l'istinto mi dice di credere all'ultima supposizione.

«Emh, sì. Ma come hai fatto a indovinare?», gli domando subito.

«Facile, Nathan non sceglierebbe mai qualcuno che non ha i suoi stessi interessi. È molto monotono su questo, o sono uguali a lui o non le guarda nemmeno», mi rivela senza perdere il sorriso sulle sue labbra carnose.

Intanto, i raggi caldi del sole calante si rifrangono sui suoi capelli biondi e un po' sbarazzini per la loro media lunghezza, mentre io invece mi perdo ad osservare la sua intera silhouette.

La bellezza è proprio di famiglia, lo devo ammettere.

Però, Olivia, hai già un Wood che ti basta e avanza. Non cacciarti in altri guai inutili.

«Oh perdonami, non avrei dovuto tirare in ballo le sue avventure passate con te che sei appena diventata sua moglie», si corregge subito mentre mi invita a prendere posto sulla bellissima panchina in pietra intarsiata che abbiamo appena raggiunto.

«Non ti preoccupare, sono abituata a peggio», mormoro ridacchiando, anche se nella mia testa continua a riproporsi l'ennesima scena raccapricciante di pochi minuti fa.

Spero solo che Alexander non se ne sia accorto.

«Posso chiederti una cosa?», mi domanda sedendosi accanto a me e guardandomi questa volta negli occhi, il che mi porta a raddrizzare la schiena dall'improvviso senso di ansia che inizia a palesarsi.

«Certo», rispondo subito rivolgendo il mio sguardo completamente a lui.

«Lo ami?», le sue parole escono chiare e limpide dalle sue labbra. «Perché ogni cosa che Nathan fa la fa solo per il proprio tornaconto e dal momento che mi sembri una ragazza dolce e onesta non vorrei che si fosse preso gioco di te. Sicura che non ti abbia raccontato qualche bugia e fatto cadere in una delle sue trappole?», mi interroga scrutandomi come se cercasse di leggere le mie espressioni facciali.

Legame di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora