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L'unico suono che sento nella stanza è quello emesso dalla suola della mia scarpa, che ripetutamente batte sul pavimento. Infatti, non riesco a tenere ferma la gamba dall'ansia.

Sono in pausa pranzo e sto aspettando che la ginecologa venga a visitarmi al più presto per confermare che io sia veramente incinta o che quello del test sia stato un falso positivo.

Ho una voglia di vomitare impressionante dal nervosismo che, in questo momento, ho in corpo. Non so nemmeno quanto tempo possa resistere prima di rimettere il poco che ho mangiato a colazione e ritornare a piangere come una disperata.

Fortunatamente, però, la dottoressa si fa strada nel piccolo spazio adibito per le ecografie prima che io mi senta male. Ad accompagnarla vi è un sorriso smagliante che, nonostante la situazione, un po' mi conforta.

«Buongiorno, dottoressa Wood! Non mi aspettavo di averla come paziente oggi», afferma gentile. «A cosa devo la sua presenza qui?», chiede sempre con molto garbo.

«Ho fatto un test di gravidanza tre giorni fa ed è risultato positivo. Volevo fare una visita per controllare che fosse vero e che non si trattasse di uno sbaglio», ammetto timida.

«E sarebbe la prima volta per lei?», mi domanda ancora.

Io annuisco semplicemente.

«Ok, allora si stenda qui sul lettino e alzi la maglia», spiega senza mai perdere il suo tono gioioso.

Vorrei essere come lei in questo momento.

Subito mi comporto come mi dice e, una volta tirata sù la parte superiore della divisa, fa cadere un po' di gel freddo sulla mia pancia che, al contatto, mi fa rabbrividire.

«Adesso con la sonda inizierò ad ispezionare l'utero per vedere se c'è la presenza di un feto», mi avverte con cura, come fa sempre con qualsiasi persona.

Io, in risposta, riesco solo ad annuire. Non ho neanche il coraggio di guardare il monitor per vedere con i miei stessi occhi quello che sta captando il macchinario.

Intanto, il silenzio regna sovrano nella stanzetta mentre la dottoressa fa tutti i suoi accertamenti prima di darmi un riscontro.

«Lei è incinta di circa sei settimane», mi conferma dando un'occhiata ancora più attenta allo schermo.

Improvvisamente, mi sento sprofondare, come se il mio corpo pesasse cinque volte di più del normale.

«E le posso anche dire con certezza che il primo feto è sano come il secondo», aggiunge.

Primo?

Secondo?

Potrei letteralmente svenire da un momento all'altro.

«Come ha detto, scusi?», chiedo credendo di aver sentito male anche se, in realtà, so benissimo di aver captato alla perfezione le sue parole.

Il mio sguardo, intanto, corre subito al display.

I miei bambini.

Sono entrambi lì.

«È incinta di due gemelli, dottoressa Wood. Le mie congratulazioni», si complimenta con me.

Intanto, la osservo misurare le loro dimensioni e cercare i loro piccoli battiti prima di stampare le fotografie e consegnarmele. Finalmente, mi aiuta anche a liberarmi del gel.

«Per sicurezza ora le farò un esame del sangue, mentre per quanto riguarda il prossimo incontro le direi di venire a fare un salto quando ha tempo tra quattro settimane», mi avverte. «Se, invece, vuole terminare la gravidanza le lascerò qualche giorno per pensare ed essere sicura della sua decisione», aggiunge ancora.

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