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Sono in luna di miele. Anzi, siamo.

Dopo gli eventi della scorsa settimana, sia Nathan che io abbiamo avuto la pazza idea di partire e lasciarci tutto alle spalle per un po' di giorni.

In questo dobbiamo ringraziare Alex che ci ha dato un consiglio su come impiegare le nostre vite al meglio. 

Non volevamo perdere ulteriore tempo dietro ai nostri problemi, ma dedicarci completamente a noi stessi e a questo sentimento che abbiamo trascurato per troppo tempo perché entrambi eccessivamente orgogliosi. E in quale posto migliore potersi rilassare e riscoprire se non alle vecchie ma buone Maldive?

Quando gliel'ho proposto, Nathan ha subito rifiutato perché, a detta sua, il posto è noioso rispetto a tante altre mete. Ma parla lui che ci sarà stato come minimo trenta volte! Io, invece, nemmeno una e proprio per questo mi sono imposta finché non sono riuscita a convincerlo. Come? Beh, non è dato a sapersi, ma l'importante è aver vinto e aver conquistato ciò che desideravo, ovvero il mare, la sabbia e tanto mojito.

L'andata è stata una vera tortura, per me perché ero impaziente di atterrare in un posto nuovo e per Nathan perché stava cercando di risolvere un diverbio con il Dottor Myers. Infatti, quando mio marito gli aveva comunicato che saremmo partiti per il nostro viaggio di nozze di lì a pochi giorni, non l'aveva presa molto bene. Alla fine, però, è sembrato cedere. Non mi vorrei sbagliare, ma credo che Nathan lo abbia minacciato di annullare la propria agevolazione economica ai beni del reparto se non ci avesse garantito dieci giorni di ferie.

"«Lui e le sue regole del cazzo sulle relazioni. Quando torno, gliele faccio cambiare una volta per tutte, così come gli farò perdere il posto di lavoro»" era sbottato sul jet, niente però che non si potesse risolvere con un bacio e tante coccole.

Ora, invece, sembra essersene del tutto dimenticato ed essersi lasciato andare allo stile di vita tipico dell'isola.

«Hey, pigrona», mormora prendendo posto nel piccolo spazio del mio lettino da spiaggia in legno.

In mano, ha una noce di cocco da cui sorseggia il suo cocktail preferito, la piña colada.

«Scusa? Io starei cercando di prendere l'ultimo sole della giornata per liberarmi definitivamente del mio aspetto cadaverico, quindi vattene», ribatto scuotendo la testa senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Lui, però, ha altri programmi in testa perché, subito dopo aver posato il suo mix di alcolici, si stende su di me in maniera così poco aggraziata che per poco non mi demolisce la cassa toracica. Sarebbe facile scambiarlo per un elefante in una cristalleria.

«Nathan, levati che sei pesante!», esclamo mentre con tutta la mia forza in corpo cerco di spostarlo, ma invano. A confronto sembro una formichina.

«Eppure non è quello che pensi quando scopiamo», risponde prima di scoppiare in una fragorosa risata che mi fa vibrare il petto. Infatti, in tutto questo lui è comodamente appoggiato con il capo sul mio seno.

«Stai zitto!», lo ammonisco lasciandogli un buffetto con la mano sulla sua testa bagnata dall'acqua salata del mare, tocco che probabilmente lui percepisce come una carezza.

E per quanto voglia mantenere il broncio con lui, non riesco. Mi è fisicamente impossibile farlo, soprattutto quando inizia a ridere o semplicemente mi sorride.

Sono proprio nei guai. Come farò a farmi valere in un futuro battibecco se a lui basta curvare le sue labbra all'insù per farmi stare zitta?

«Vieni a fare il bagno con me, dai», cerca di convincermi iniziando a stuzzicarmi con qualche piccolo bacio sul collo.

Legame di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora