«Pronto? Parlo con il direttore del New York's Hudson Prison?», la voce di Nathan esce limpida dalle sue labbra ma allo stesso tempo fredda e dura.
Dall'altro capo del telefono sento una flebile risposta dettata dal fatto che a coprirne il suono è l'orecchio di mio marito appoggiato allo schermo.
«Sono il dottor Nathan Wood, cardiochirurgo di un vostro detenuto, il signor Dylan Leon Scott», afferma sempre autoritario, cosa che ad oggi mi fa esplodere il cuore da quanto mi eccita.
Ugh, che strano pensarlo adesso dopo il trambusto di due ore fa.
Per il momento, finché non saremo certi che non siamo fratelli, devo evitare questi commenti.
Ad ogni modo, assisto con ansia alla telefonata.
«Chiamo perché vorrei fargli una visita di controllo a distanza di quasi un mese e mezzo dalla sua operazione. La sua condizione era precaria al momento del trasferimento dall'ospedale al vostro penitenziario e vorrei accertarmi della salute del mio paziente», spiega nel dettaglio risultando molto persuasivo.
Sono riuscita a convincere Nathan a inventarsi questa scusa per incontrare Dylan, che è ancora in isolamento, e saperne di più su quello che mi aveva scritto nella lettera.
Chissà cosa conteneva. Forse quello che già sappiamo o qualcosa di diverso.
In questo momento, però, mi mangerei le mani perché l'ho buttata dopo averla strappata a metà.
Se l'avessi saputo, non lo avrei fatto ma l'avrei almeno conservata.
«Non sarò solo. Ci sarà con me la dottoressa Olivia Green, che mi aiuterà a fare tutti i controlli in loco», aggiunge ancora e dopo qualche altra informazione, che però io non recepisco, finalmente chiude la chiamata.
«Hanno abboccato?», chiedo speranzosa, le mani appoggiate sul bracciolo del divano, mentre mi sporgo di più verso di lui.
«Sì», risponde. «Tra un'ora dobbiamo essere lì», mi informa ulteriormente.
«Ma è Natale!», esclamo confusa.
Come ha fatto a ottenere un incontro così velocemente?
«E noi rischiamo di essere veramente fratelli. Non è forse meglio andare subito e capire qual è la verità?», mi fa notare.
Devo ammettere che ha pienamente ragione.
«Allora prepariamoci», concludo prima di scappare in camera e darmi una rinfrescata.
Non abbiamo chiuso occhio per tutta la notte nel tentativo di elaborare una sorta di piano che possa aiutarci a fare un po' di ordine in questo pandemonio.
Il colpo subìto nell'impatto con la bomba che ci hanno scagliato Alex e Violet è ancora molto fresco.
Sappiamo che ci sono dei dettagli che non quadrano con quello che ci è stato fatto intendere da loro. Eppure la paura che tutto possa rivelarsi effettivamente così è sempre presente.
Se le cose dovessero andare per il verso sbagliato, l'ultimo nostro appiglio rimane il test del DNA, che faremo per sicurezza prima di andare da Dylan. Almeno sapremo di che morte dovremo morire.
Una volta uscita dalla doccia, raggiungo la cabina armadio dalla quale afferro degli indumenti caldi con cui coprirmi dal freddo invernale.
Tuttavia, passando nuda davanti al grande specchio della nostra stanza, non posso fare a meno che notare il mio ventre più gonfio rispetto al solito, segno che piano piano i gemelli stanno crescendo dentro di me.
Istintivamente sorrido, ma una lacrima non manca dal cadere sul mio viso al pensiero che questo idillio possa spezzarsi da un momento all'altro.
Con tutta me stessa cerco di spazzare via questi pensieri, dedicandomi invece a prepararmi per bene in vista dell'imminente incontro con Dylan.
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Legame di sangue
ChickLit[COMPLETA] Olivia Green è una ragazza orfana di madre e di padre, coinvolti in un incidente stradale quando ancora era piccola, ma questo di certo non l'ha fermata dal realizzare i suoi sogni. Lasciata Boston, si trasferisce a New York dove intrapre...