Capitolo 3

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È martedì sera. Andrea è sola nella sua stanza distesa sul letto. Si sente stanca, ma non riesce a dormire per i troppi pensieri che le si accendono nella testa a intermittenza. Rimane in quella posizione per qualche minuto, poi tira su una gamba, ma non è convinta. Si gira dall'altra parte, chiude gli occhi, ma senza nemmeno accorgersene si rimette nella stessa posizione di prima. Non riesce proprio a dormire. Decide quindi di alzarsi e nel buio cerca la sua lampada.

Accende una sigaretta e la televisione. Inizia a saltare tra i vari canali. Sorvola i talent show e si ferma invece su un film mai visto, ma lei non è amante dei film horror come Giuditta, quindi zombie che mangiano cervelli non l'aiutano per niente. Cambia ancora canale e si ritrova a guardare una puntata di Sex and the City dove Samantha Jones mette in mostra tutto ciò che possiede con un biondo palestrato.

Dopo poco Andrea mette il muto e inizia a massaggiarsi prima la coscia e poi l'inguine. Si sfila le mutande apprezzando il contatto della sua nudità con il lenzuolo di cotone. Strofina e massaggia dolcemente, piano piano. Il calore e il bagnato si uniscono, sempre più in profondità. Andrea si concentra, poi si scopre il seno e indaga i suoi punti erogeni adorando i suoi capezzoli pronunciati. Dopo qualche minuto trattiene il respiro spingendo la lingua contro gli incisivi inferiori e geme.

Rimane immobile a guardare il vuoto per un po', come immaginava si sente rilassata, ma non sicuramente a posto con il mondo. Quello non l'ha mai provato veramente.

Si rinfila le mutande e controlla il cellulare. Nessuno le ha scritto. Mancano quattro minuti all'una e decide così di spegnere tutto e riprovare a dormire.

Osserva il buio e le sembra di percepire qualcosa. Sente una fitta alla tempia destra e pensa subito al mal di testa. Chiude così di colpo gli occhi e si ordina di dormire perché di notte i problemi sembrano sempre più grandi.

Ventisei minuti dopo finalmente cade nell'abisso del sonno.

In quel preciso istante, Edoardo sta pensando alla loro relazione.

Il giorno dopo, Andrea sta pulendo una grossa cornice in argento. Intanto che strofina la decorazione si fissa a guardare la foto, si incanta sempre a guardarla. È una foto in bianco e nero che ritrae una vecchio mentre cammina per un sentiero. Cammina in un bosco fissandosi le scarpe. Andrea si è sempre chiesta il perché, perché guardarsi le scarpe in un bosco? Il bosco è un ambiente popolato, rilassante, unico. Questo presunto nonno tiene le mani screpolate lungo i fianchi, indossa una camicia e un cappello sporco. Ha una espressione strana, nascosta tra le rughe, ma non rilassata piuttosto accigliata. Tiene infatti gli occhi strizzati e la bocca in tensione. Sembra isolato da tutta quella bellezza che lo circonda. Perché? Perché non guadarsi attorno quando forse un grosso rapace ti sta osservando nascosto in mezzo ai rami oppure una pigna rischia di caderti in testa? Andrea è sempre stata ipnotizzata da quella foto. Si immedesima spesso in quel uomo e sempre pensa ai problemi che inglobano gli esseri umani così tanto da divorarli, togliendogli la vista e la sensibilità. Forse è questo il peso dell'età, l'assuefazione pensa.

Poi qualcuno entra nel negozio. "Salve."

Andrea accarezza per l'ultima volta il vecchio con il panno e lo abbandona a se stesso.

"Buongiorno, ditemi tutto."

I clienti la tengono occupata per quasi un'ora. Sono venuti a comprare una macchina fotografica senza idee o pareri, ignoranti. Andrea, quindi, si ritrova a spiegare per filo e per segno le caratteristiche di sei fotocamere diverse, dalla più economica a una delle più professionali. Ma, i signori non riescono a farsi un'idea, nemmeno sulla marca. Andrea cerca di rimane diplomatica e fallisce.

"Se fosse per me in questo negozio ci sarebbero solo delle Nikon, ma il negozio non è mio."

I clienti si mettono a ridere e dopo altri dieci minuti di chiacchiere inutili, si decidono per la Nikon D3200 18/105VR.

Quando il cuore franaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora