Capitolo 4

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Andrea è nervosa. Fissa il rosso del semaforo, poi sposta lo sguardo per guardarsi attorno. Il cielo è nuvoloso e il grigio autunnale domina. Si distrae dalla frenesia della città guardandosi le unghie mangiucchiate. Poi davanti a lei passano una presunta nonna con il suo presunto nipote per mano, sorridono e corrono e in lei si fa strada un senso di speranza.

Verde, Andrea ingrana la marcia e parte spedita.

Sorpassa il semaforo, sorpassa un cane felice che cammina lungo il marciapiede davanti al suo padrone. Sorpassa un tiglio con le foglie verdi in ritardo. Svolta a destra, poi a sinistra, va avanti per cinquecento metri e inizia a cercare un parcheggio. Dopo quasi dieci minuti di imprecazioni trova finalmente un posto. Andrea scende dalla macchina e inizia a camminare.

Veloce entra in quel villaggio. Un villaggio fatto di ventisette edifici sparsi, praticamente tutti uguali se non fosse per le insegne.

Cammina veloce davanti al padiglione due, ortopedia. Passa di fianco a tre persone anziane che camminano al ritmo della vecchiaia e si trova a lato del padiglione quattro, centro del cuore. Andrea conosce una scorciatoia. Inizia così a correre sul prato ignorando il sentiero. Edificio otto, poliambulatori. Edificio dieci, anatomia patologica. Edificio dodici, pediatria.

Edificio undici, neurologia. Andrea è arrivata a destinazione.

Veloce entra ignorando le sue Converse infangate. Deve andare all'ultimo piano, cioè il terzo. Prende la rampa di scale perché odia gli ascensori. Il primo piano passa veloce, anche il secondo, al terzo invece inizia ad avere il fiato corto. Andrea all'ultimo scalino boccheggia.

Cammina veloce tra i corridoi dell'ospedale. Dopo poco la sua memoria visiva riaffiora e capisce di essere arrivata. Si guarda attorno cercando di recuperare il respiro. Andrea si trova dentro una piccola saletta azzurra, punta una seggiola e si siede lì ad aspettare e a riprendere fiato.

Guarda l'orologio e finalmente si tranquillizza, solo quattro minuti di ritardo, è andata meglio del solito.

Dopo quasi mezz'ora, Andrea riguarda l'orologio per la sesta volta e ancora non si è vista anima viva. Guarda il cellulare e si perde a rispondere a un messaggio di Giuditta. Infatti, non si accorge che nella saletta è entrato un ragazzo. Dopo tre minuti Andrea mette via il cellulare e inizia a fissare il muro azzurro pensando di aver corso inutilmente.

A un tratto Bob Marley inizia a cantare. Andrea sussulta e si accorge così di non essere più sola. Il ragazzo la guarda imbarazzato, risponde al cellulare a bassa voce ed esce dalla sala d'aspetto. Appena è di nuovo sola prende il suo telefono dalla borsa e controlla di aver messo il silenzioso, ovviamente non l'ha fatto. In quel momento la dottoressa la chiama.

"Signorina Cristaldi per il problema che ha lei, come le ho già detto, non esistono cure. È molto più frequente nelle donne, soprattutto in età fertile e lo stress incide molto", dice la dottoressa.

Andrea odia la parola stress. "So tutto, tuttavia è questa stessa cosa che mi stressa", avrebbe voluto usare la parola chiave, paura, ma ha evita per vergogna.

La dottoressa la guarda per un ultimo istante, strizza gli occhi e si mette a leggere le carte scritte nella visita precedente. "La risonanza non ha rilevato nulla?"

"No, questo è l'esito", e tira fuori un'altra carta dalla sua borsa.

"Molto bene. Esistono degli integratori a base di magnesio che potrebbero aiutarla, come anche uno stile di vita attivo ma regolare e per regolare intendo soprattutto il ritmo sonno-veglia", e la dottoressa inizia a leggere l'esito.

Andrea aspetta, quelle cose le sa già.

"Fuma ancora?"

Andrea annuisce pronta alla predica.

Quando il cuore franaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora