Capitolo 26

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"La letteratura religiosa di ogni tempo è ricca di descrizioni di «visioni» in cui sentimenti sublimi e ineffabili sono accompagnati dall'esperienza di una radiosa luminosità (William James, in questo contesto, parla di «fotismo»). Nella grande maggioranza dei casi è impossibile accertare se l'esperienza rappresenti un'estasi isterica o psicotica, gli effetti dell'ebrezza, o una manifestazione epilettica o emicranica. Una straordinaria eccezione è fornita dal caso di Hildegard di Bingen (1098-1180), una monaca e mistica dalle eccezionali doti intellettuali e letterarie, che a partire dalla prima infanzia fino ai suoi ultimi giorni ebbe innumerevoli «visioni», di cui ci ha lasciato mirabili resoconti illustrati nei due codici manoscritti giunti fino a noi: Liber scivias e Loiber divinorum operum. Un attento esame di questi resoconti e delle loro figure non lascia dubbi sulla natura delle visioni: erano indiscutibilmente di origine emicranica e illustrano, anzi, molte delle diverse aure visive già discusse..."

Enea appoggia il libro di Oliver Sacks sulle gambe, si toglie gli occhiali e rimane immobile a guardare il nulla pensando prima di riprendere a leggere.

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Andrea sta spegnendo le luci nel retro del negozio quando sente la porta aprirsi.

"È chiuso."

"Quindi non la porto a cena stasera?"

Andrea si blocca all'istante e velocemente si affaccia alla porta. "Non dovevamo vederci fra un'ora?", domanda incredula.

Enea si avvicina divertito al bancone. "Sorpresa."

Andrea sbatte gli occhi impacciata. "Bé devo dire che ci sei riuscito, ma una doccia prima di uscire me la sarei fatta volentieri."

"Io vengo direttamente dal tirocinio. Ci possiamo fermare da me per una doccia e poi andiamo."

"Mmh è a lavorare tua madre?",

Enea annuisce senza smettere di sorridere divertito, sempre più convinto della sua proposta.

"Non ho il cambio", aggiunge lei.

"E chi se ne frega."

Andrea si morde un labbro indecisa, poi si sposta, prende il cellulare dalla sua borsa e digita velocemente un messaggio per suo padre. Infila il cellulare in borsa. "Ok, ma poi mangiamo sushi."

Enea alza le mani in segno di resa soddisfatto.

Andrea chiude così il negozio, salgono sulle loro rispettive auto e si avviano verso casa di Enea.

Dopo ventotto minuti lui le sta baciando il seno destro. Lei lo bacio sul collo, mentre guarda la loro immagine allo specchio, alimentando così la sua stessa eccitazione. Insieme si avvicinano alla doccia già aperta. Enea le afferra i fianchi e la porta sotto il getto dell'acqua senza smettere di baciarla. Le allarga poi le gambe per infilare la sua mano destra. Lei gli tocca il torace succhiandogli il collo. Poi Andrea decide di abbassarsi, baciandolo lungo la pancia fino al suo sesso. Lui sospira accarezzandole la testa si sente come se la sua anima stesse per volare via.

Dopo poca Enea la tira su, lei si gira. Lui le tocca la schiena, poi i fianchi sfiorando quelle due smagliature che ad Andrea le avevano sempre creato disagio, ma non in quel momento. Si sente desiderata. Enea infatti non riesce a spostarle gli occhi e le mani di dosso, pensa che sia perfetta. Poi si china, prima per baciarle le natiche e poi per leccarla fra di esse, ansioso di sentirla e di darle piacere. Andrea si perde in se stessa sentendosi libera con lui.

Quando entrambi sono al limite, Enea prende il preservativo già aperto che ha appoggiato sul lavandino, se lo infila ed entra dentro di lei facendola gemere. A quel suono Enea si sente totalmente inerme, dipendente solo da lei.

Quando il cuore franaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora