Capitolo 10

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Enea applaude entusiasta. I virtuosismi della chitarra lo ammagliano tutte le volte. Vorrebbe anche lui suonare così bene, ma aveva abbandonato la chitarra da quando aveva dieci anni.

Alla fine della terza canzone si sposta per prendere da bere. Leonardo non lo segue, rimane in mezzo alla folla. Enea si appoggia al bancone e osserva la barista mentre aspetta il suo momento. Ha dei corti capelli rossi, due fini braccia pallide e si muove come se non avesse mai fatto altro nella vita.

Enea sorride alla ragazza, sicuramente avrà almeno dieci anni in più di lui. Enea ha un debole per le ragazze più grandi. L'ultima era stata l'assistente del suo professore di analisi matematica. Veronica da Trento, otto anni più grande. Due tette impossibili da scordare.

"Cosa vuoi?", gli chiede la barista.

Enea sta per rispondere quando sente qualcuno spintonarlo per infilarsi tra lui e un altro ragazzo. Si gira di scatto per guardare la faccia di quel coglione. È un ragazzo più alto di lui, biondo, con una camicia scozzese aperta fino a metà petto. Che fighetto del cazzo, pensa voltandosi nuovamente verso la barista. Quest'ultima gli sorride capendo subito i suoi pensieri.

"Una birra rossa media, grazie."

Enea attende la sua birra e paga. Subito dopo il ragazzo biondo dice alla barista cosa vuole, saltando quindi la fila. Enea beve per cercare di non insultarlo.

Il ragazzo incamiciato se ne va con in mano un mojito e una birra. Enea si gira appoggiandosi di schiena al bancone. Lo osserva mentre si sposta tra la folla e lo vede avvicinarsi a un gruppo di ragazzi. Subito beve il suo mojito e poi allunga la birra a una ragazza mora che indossa un aderente vestito. È di spalle ed Enea non riesce a non fissarle il culo per diversi secondi.

La ragazza subito sembra che non voglia la birra, poi l'accetta vista l'insistenza del ragazzo. Chiaramente beve di malavoglia. Enea continua a osservare. La ragazza si sposta dal fighetto biondo per parlare con un'altra ragazza del gruppo. Quest'ultima ha i capelli a caschetto biondi platino con un accenno di ricrescita castana e indossa un vestito in pelle rosa molto strano. La ragazza mora finalmente si gira e per pochi secondi Enea riesce a vederla in faccia. Enea sbatte gli occhi.

È divertito, perché l'ha già vista. L'ha vista quando è andato a fare la sua periodica visita neurologica. Erano in sala di attesa, a diverse sedie di distanza. Lei non l'aveva degnato di uno sguardo finché non gli era squillato il telefono. Lui aveva pensato per tutto il tempo a quanto fosse figa con quei jeans larghi strappati sulle cosce e la felpa. È proprio figa, pensa nuovamente mentre torna da Leonardo.

Finito il concerto Enea e Leonardo si spostano all'esterno del locale. Iniziano a commentare la performance dei musicisti, passano poi ad affermazioni sulla qualità del malto per fare la birra rossa, criticano la qualità del suono delle casse del locale, si mettono a discutere di politica e per finire parlano per l'ennesima volta della ex di Leonardo.

"Ti rendi conto che mi ha tradito per mesi e io non me ne sono accorto!"

Enea si tira su le maniche della felpa ridendo. "Ti devi rendere conto che sei un po' stupido allora", gli risponde ridendo.

"Se tu l'avessi saputo me l'avresti detto, giusto?"

Enea sospira. "Ti avrei spezzato il cuore senza problemi."

"Non ho capito se sei un amico di merda o solo stronzo."

Enea ride guardando la porta di uscita. La sta controllando da almeno trentacinque minuti. L'attesa non è stata vana, la vede. La ragazza dai lunghi capelli neri è appena uscita. Ed è sola.

Enea si accende. "Aspettami qui", dice all'amico prima di incamminarsi fra la gente.

A meno di un metro Enea si tocca la fronte nervoso.

"Scusami, hai una sigaretta?", chiede facendosi pena da solo per la pessima fantasia.

La ragazza si gira lentamente, sembra sovrappensiero. Annuisce svogliata e gliene allunga una.

Enea afferra la Lucky Strike e si sofferma per troppi secondi sulle sue gambe nude. La ragazza lo guarda per la prima volta, parecchio male sembra. Enea la guarda dritta negli occhi. Si perde in quei due fari azzurri.

"Scusa, ma mi manca anche l'accendino", mente imbarazzato.

Enea accende così la sigaretta. Sorride senza nemmeno accorgersene. "Piaciuto il concerto?", chiede.

La ragazza temporeggia. "Ero un po' distratta."

Enea inizia a pensare a che problemi potrebbe avere una ragazza così. "Io li ho sentiti la prima volta due anni fa", dice senza sapere il perché. Si sente come un adolescente sfigato.

Lei annuisce con una smorfia.

In quel momento arriva il coglione. Il ragazzo incamiciato le tocca la spalla, sembra ubriaco. Lei scatta subito.

Enea rimane immobile. Si vede lontano un chilometro che vuole andare a casa, e per un secondo si fissano a vicenda. Enea sposta lo sguardo per primo e solo per guardare un'ultima volta lei.

"Il diciassette gennaio suoneranno a Parma. Ti suggerisco di venire, meritano concentrazione", e le restituisce l'accendino. "Buonanotte."

Enea torna da Leonardo. Si immagina già di accarezzarle le lentiggini che ha sul naso mentre si addormenta di fianco a lei, magari nuda.

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L'ultimo giovedì del mese, il piccolo, datato, cinema preferito di Enea ritrasmette un vecchio film. Quel giovedì, Enea si siede sulla poltrona in una sala quasi vuota mangiando popcorn prima che il film sia iniziato.

Il film scelto per quella sera è del 1999, American Beauty.

Secondo Enea, è la storia di un uomo che decide di cambiare la sua vita, per essere nuovamente felice, portandolo inconsapevolmente alla morte.

Spesso si era chiesto se fosse meglio avere una vita lunga e a tratti dolorosa piuttosto che felice e breve. Ma si rispondeva sempre che per quanto la morte faccia schifo, è fondamentale vivere per cercare di morire egoisticamente felici, perché la vita è un'unica possibilità.

Tuttavia, per lui è anche la storia di come la società possa incancrenire l'intelligenza emotiva delle persone. È la storia di come le apparenze positive a volte non comunicano la veridicità dell'esistenza delle persone. In particolare, Enea è sempre rimasto colpito da una scena. Non la scena finale in cui il protagonista ricorda i momenti più belli della sua vita, per quanto significativa, ma la scena del sacchetto di plastica. Un sacchetto che potrebbe essere visto come semplice spazzatura, simbolo di uomo comunemente maleducato che consapevolmente distrugge il suo pianeta. Ma non è così semplice.

Dopo circa un'ora e due minuti, arriva il momento ed Enea ha quasi un sussulto dentro di sé.

"Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica e c'è elettricità nell'aria. Puoi quasi sentirla, mi segui? E questa busta era lì, danzava con me. Come una bambina che mi supplicasse di giocare. Per quindici minuti. È stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta un'intera vita dietro a ogni cosa e un'incredibile forza benevola che voleva sapessi che non c'era motivo di avere paura, mai. Vederla sul video è povera cosa, lo so, ma mi aiuta a ricordare. Ho bisogno di ricordare. A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla. Il mio cuore sta per franare."

Quando il film finisce, si alza dalla poltrona. Gli lampeggia una domanda per la testa. Verrà a Parma? Lui ci sarà, perché lei è come un sacchetto che danza.


Quando il cuore franaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora