Capitolo 25

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Enea è disteso sul suo letto che fissa il nulla. Andrea è appena andata a casa, dopo quella che è stata una delle loro serate più belle. L'ha avuta tra le sue braccia, è riuscito a viverla pienamente e realmente. Le ha confessato i suoi sentimenti e la gioia l'ha impadronito quando lei ha confermato i suoi.

Tuttavia, forse la sua memoria aveva lavorato troppo. Infatti, nonostante ciò, riesce solo a pensare ai momenti più tristi della sua vita, alle sensazioni più buie che ha provato. Come il dispiacere per sua madre quando l'aveva sentita piangere in bagno per mesi. Alle domande che si era fatto sugli ultimi pensieri di suo padre prima di morire. I sensi di colpa che gli hanno fatto pensare le peggio cose di sé, tra cui la possibilità di togliersi la vita per smettere di provarli.

Enea inizia così a respirare profondamente, cercando di allontanare quel senso di ansia che conosce bene. Quel batticuore, quel senso di peso allo stomaco, quei tremori, quella sensazione di paura. Il senso di orrore per se stesso e soprattutto quel vuoto e quella sensazione di mancanza di suo padre che non rivedrà, sentirà, toccherà mai più. Mi avrà odiato mentre volava giù?, si domanda. Il panico. Un terremoto nel petto.

Poi si ordina di ricordare quel pomeriggio di dodici anni prima, quando sua zia Monia era entrata nella sua stanza come un uragano e gli aveva urlato quanto gli mancasse suo fratello e che provava una rabbia tale che le avrebbe consentito di spaccare qualsiasi cosa. Ma che nonostante tutto questo, doveva trovare il modo di conviverci e se ci riusciva lei doveva riuscirci anche lui.

"La vita a volte fa schifo e tu l'hai capito a spese tue, molto presto. E sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia. Cerca quindi il modo per trovare pace, di essere fottutamente egoista perché noi ti aiuteremo ovviamente."

E ripensando a quelle parole, a quella espressione in volto furiosa e speranzosa che aveva sua zia mentre gli urlava contro, allontana l'attacco d'ansia e la voglia di prendere dei tranquillanti.

Un lieve sorriso gli compare in volto quando voltandosi nel letto, trova un capello di Andrea accanto al cuscino.

"La grande salute", sussurra.

Quella notte Enea si sveglierà in un colpo, con il batticuore e il vomito già quasi in bocca. Scoppierà in un silenzioso pianto, sentendosi piccolo, debole e instabile. Sensazioni che conosceva bene e che odia.

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"Che fai questo week end?"

"Non lo so."

"Come sta andando la tesi?"

"Abbastanza bene."

"Che stai pensando?"

"Nulla di particolare."

Leonardo gli dà un pugno sulla spalla.

"Che c'è?", chiede Enea ritraendosi. "Sto osculando."

Leonardo soffia verso il nulla. "Ti è venuto il ciclo oggi?"

"Siamo in clinica e dobbiamo lavorare se non l'hai capito."

Leonardo soffia di nuovo. "Santo cielo è un tirocinio, rilassati!", esclama. "Quindi come sta Anacleto?"

Enea si stacca dal cane accarezzandolo. "Benone nonostante sia un Bulldog e i suoi dieci anni suonati. Però dobbiamo tagliargli le unghie delle zampe anteriori."

"Ottimo, comunque io ti devo dire una cosa se non l'hai capito."

Enea si gira per guardarlo dritto negli occhi. "Ci hai provato con Beatrice e lei ha detto no?", domanda divertito.

Quando il cuore franaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora