È pieno inverno ormai. La neve cade lentamente. I rumori sono ovattati e l'aria è pungente. Gli alberi sono appesantiti. Sembra tutto rallentato. Sembra tutto possibile.
Enea ha la testa piegata. A bocca aperta osserva il cielo, sembra quasi viola. È sera, ma è tutto luminoso, perché le luci dei lampioni riflettono il bianco.
Mistica dà uno strattone al guinzaglio. Enea rimane immobile ancora per qualche secondo, poi riprende il passo. I cani camminano lasciando delle simpatiche impronte. Le neve scricchiola sotto le loro zampe. Tempesta annusa per terra e si ritrova il muso completamente imbiancato ed Enea sorride a quella vista provando affetto.
Sono le undici di sera e in quel paesaggio innevato assapora la delicatezza del silenzio. E in quel momento rallentato, ricorda una citazione di Bob Marley: alcune persone sentono la pioggia altri semplicemente si bagnano.
Il giorno dopo smette di nevicare. Enea studia per il suo ultimo esame. È ancora indeciso su cosa fare dopo la laurea, ricerca o clinica, ma ha la tesi quasi pronta.
A un tratto il telefono squilla.
"Andiamo a sciare per le vacanze?", chiede Leonardo dall'altra parte.
"Ehm, non ho molta voglia."
"In che senso? Sei impazzito? Ci divertiamo!"
Peccato che Enea odia sciare. "Non ho voglia di chiedere a mia madre degli altri soldi", mente.
Leonardo pensa di ricordargli dell'eredità di suo padre, ma preferisce sbuffare sconfitto. "Ci mancherai stronzo."
Enea così non andrà in montagna. Passerà le vacanze di Natale con sua madre e i suoi zii e non gli dispiacerà. Mangerà parecchi dolci, giocherà ai videogiochi come un adolescente, dormirà fino a dieci ore di fila, andrà in canile due volte, eviterà i libri dell'Università come la peste e riguarderà tutti i film di Star Wars e Alien.
------------------------------------------------------------
Enea sale sul suo vecchio fuoristrada usato. Si accende subito una sigaretta e avvia il motore.
È Capodanno e sta andando a casa di Angelica. Erano stati in classe insieme alle scuole medie e avevano preso lo stesso autobus per andare al liceo. Lei faceva il classico, mentre lui lo scientifico.
Al mattino sul bus, lei ripassava greco o filosofia mentre Enea dormiva con la testa appoggiata al finestrino. Angelica lo svegliava sempre quando mancavano pochi minuti all'arrivo. Enea in cambio le portava una brioche quasi tutte le mattine. Angelica è una persona di cui si fida.
Dopo poco arriva a destinazione. Controlla se c'è la macchina di Thomas e chiaramente non si vede.
Enea entra dentro la grossa casa dove si sente già un gran vociare. Si guarda attorno in cerca di quei riccioli biondi che non vede da mesi. Nel mentre saluta parecchi vecchi amici, ex compagni di scuola principalmente. La maggior parte di loro gli chiede che fine ha fatto. Enea sa bene che non si fa più vedere molto in giro. Infatti, più trascorre il tempo più aumenta in lui il piacere della solitudine.
Prosegue dentro la casa spostandosi dal salotto alla cucina dove si rende conto di non conoscere più nessuno, devono essere tutti compagni di Università di Angelica. Si tocca la fronte nervoso per poi afferrare una patatina da uno dei cesti che ci sono sul tavolo.
"Ciao Angi!", esclama intravedendola.
Angelica sorride e si allunga in punta di piedi per dargli un bacio sulla guancia.
"Ti sei accorciato la barba. Come stai?", e ride. È già brilla. "Sono contenta che sei venuto, vieni che ti presento alcune persone", aggiunge senza dargli il tempo di rispondere afferrandogli la mano.
Enea si ritrova così a sentire dieci nomi diversi che dimentica subito dopo e appena intravede Thomas si fionda verso di lui con una scusa.
"Ben arrivato", ed Enea gli tira una pacca sulla spalla.
"Ho avuto un contrattempo."
"Come sempre."
"Cos'ha preparato Angelica?"
"A me lo chiedi?!", esclama Enea scoppiando a ridere.
Thomas alza le spalle. "Ti ricordo che ormai non vivo più qui."
Enea solleva un sopracciglio. "Stai ancora colonizzato la casa della tua ragazza?"
"Ehi, i suoi stanno a Matera. Io lavoro a pochi kilometri. Vive da sola, era ovvio che succedesse."
"E dove l'hai lasciata stasera?", chiede curioso.
"È partita ieri per tornare dai suoi genitori. La festa di mia sorella era una delle poche alternative per non farla infuriare."
Enea sorride, sa già che l'amico rimarrà incollato al telefono tutta sera.
La cena passa veloce finché Enea si ritrova a parlare con due ragazzi del PIL nazionale. Ma proprio economia doveva studiare quella là, pensa riferendosi ad Angelica. Infatti, si annoia e decide di uscire per fumare una sigaretta e per ascoltare un po' di silenzio.
Lì fuori c'è un altro ragazzo sconosciuto che legge chino un messaggio sul suo cellulare. Enea si siede poco distante ignorandolo. Aspira il fumo osservando il cielo muto e nuvoloso, fra poco lampeggerà di fuochi d'artificio ed Enea non li sopporta.
Due ore dopo mezzanotte, saluta Angelica e Thomas. Così diversi nei colori ma non nei lineamenti. Entrambi ubriachi, entrambi con la stessa risata. Gemelli eterozigoti.
Si accende una sigaretta prima di salire in auto. "Buon 2019 amico!", gli urla Thomas dalla finestra della cucina con l'ennesima birra in mano.
Appena tornato a casa, butta le chiavi sul mobile. "Sopravvissute ai fuochi d'artificio?", chiede ai suoi cani accarezzandoli.
Poi si affaccia nella stanza di sua madre, dorme. Spegne le luci dell'albero di Natale in salotto. Torna in cucina, allunga un biscotto ai cereali prima a Tempesta e poi a Mistica, afferra una bottiglia di birra e si sposta nella sua stanza rilassato.
Appena dentro si toglie le scarpe, i jeans e il maglione. In mutande e canottiera si accende una sigaretta. Osserva il disegno fermo e incompleto sul tavolo. È settimane che non lo tocca e ancora non si sente pronto.
Senza volere si immagina suo padre, completo, seduto sul suo letto. Lo faceva tutte le sere per chiedergli della giornata appena trascorsa, mentre ora non c'è più nessuno. C'è la mancanza. C'è il vuoto.
Allontanandosi dal ricordo decide di prendere in mano il libro che ha sul comodino. Il regalo di sua zia di quel Natale. Un libro di Oliver Sacks.
"...Ray se la cava, e ha una vita piena, malgrado la sindrome di Tourette, l'aloperidolo, la «mancanza di libertà» e l'«artificio», e benché sia stato privato di quel diritto alla libertà naturale di cui gode la maggior parte di noi. Ma ha imparato dalla sua malattia e, in un certo modo, l'ha trascesa. Direbbe con Nietzsche: «Ho attraversato molti stati di salute, e continuo a farlo... E quanto alla malattia: non siamo piuttosto tentati di chiederci se potremmo davvero farne a meno? Solo il grande dolore è liberatore ultimo dello spirito». Paradossalmente Ray, privato della salute fisiologica naturale e animale, ha trovato una nuova salute, una nuova libertà attraverso le vicissitudini cui è soggetto. Ha raggiunto quello che Nietzsche amava chiamare la «Grande Salute»: un raro senso dell'umorismo, coraggio e spirito di adattamento; e questo nonostante sia afflitto dalla sindrome di Tourette. O forse proprio per questo."
Enea pensa che a distanza di anni dalla morte di suo padre, l'accadimento che gli ha cambiato l'anima per sempre, forse la grande salute la sta almeno cercando.
STAI LEGGENDO
Quando il cuore frana
RomanceAndrea Giulia ha ventitrè anni, lavora in un negozio di fotografia, ha uno storico fidanzato e tre amiche con cui è cresciuta. Tuttavia, si trova in un momento della sua vita dove fatica a sentirsi felice, realizzata. E' in stallo e non riesce a far...