Capitolo 24

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"...Così accade che il timore del pericolo atterrisce diecimila volte più del pericolo stesso quando lo abbiamo dinanzi agli occhi, e che troviamo il peso dell'angoscia più grave del male stesso su cui ci angosciamo..."

Andrea lancia il libro sul letto e si mette a fissare il soffitto. Dopo poco si alza, si fionda in bagno, si guardo le dita e vede i risultati della sua bocca. Afferra l'acqua ossigenata per disinfettare le ferite, bramando quel famigliare bruciore.

Poi si sposta in camera, si infila gli occhiali da sole, la giacca e decide di andare a fare la spesa come aveva promesso a suo padre. Durante il viaggio di ritorno dal supermercato si concentra su cosa trasmettono alla radio per alleggerire la testa. Cambia sintonizzazione almeno sette volte prima di soffermarsi su una canzone.

"...Vivere come nuotare. Ci si può riuscire soltanto restando a pelo del mare. D'altronde non si può tacere la voce che dice che in fondo a quel mare, c'è un mondo migliore. E proprio quel giorno ti viene la voglia di andare a vedere, di andare a scoprire se è vero che il senso profondo di tutte le cose, lo puoi ritrovare soltanto guardandoti in fondo. Ma chiedilo a Kurt Cobain come ci si sente a stare sopra a un piedistallo e a non cadere. Chiedilo a Marilyn quanto l'apparenza inganna e quanto ci si può sentire soli. E non provare più niente. Non provare più niente. E non avere più niente da dire...", canta Brunori Sas trafiggendo inconsapevolmente il cuore di Andrea ancora di più.

Appena rientrata in casa svuota le borse con un solo pensiero fisso. In realtà, è il pensiero fisso di tutta quella giornata. Infatti, Andrea non riesce ad allontanare i sensi di colpa. Lei, quella che si era descritta come una certezza per le sue amiche, la sera prima era praticamente scappata da lui. Una stupida codarda che non è riuscita a gestire la situazione, che non è riuscita a provare empatia con chi gli stava svestendo l'anima davanti, confessando il suo dolore, la sua tragedia.

Dopo aver sentito i suoi ricordi tremendi, lei l'aveva salutato freddamente ed era salita in macchina senza più guardarlo, con lo sguardo fisso sul parabrezza. La possibilità di un bacio non le era passata minimamente per la testa.

Sospirando prende in mano il telefono finalmente decisa su cosa fare.

"Ti va se ci vediamo stasera?", scrive veloce. Sono una deficiente, pensa.

Per tutto il pomeriggio al lavoro rimarrà in attesa di una sua risposta. Con la paura del rifiuto. Con l'ansia sempre più ingorda controllerà il telefono numerose volte, fino a quando, dopo due ore, finalmente il telefono vibrerà.

Andrea veloce lo afferra disposta ad abbandonare qualsiasi altra priorità dopo quella eternità.

"Ti va di venire a casa mia? Mia madre fa il turno di notte e ha fatto la pizza."

Andrea sospira sentendo il suo cuore ricomporsi.

Quella sera, Andrea guarda il tragitto su Google Maps. Enea le aveva mandato la sua posizione e per la prima volta si era resa conto che in effetti non gli aveva mai chiesto dove vivesse. E abita in un piccolo paese come il suo che dista solo pochi kilometri.

Andrea è sicura di aver imparato la strada, si alza così dal letto, si guarda allo specchio e decide stranamente di truccarsi. Lentamente traccia una leggera riga nera sulle palpebre, si arrossisce le guance e si dà un velo di mascara. Soddisfatta si infila il reggiseno più nuovo che ha e indossa un corto abito in jeans.

È indecisa se indossare i collant, ma alla fine opta per delle calze scure che arrivano giusto alle ginocchia. Prende così gli stivali, la giacca, la borsa e schizza fuori dalla sua stanza. Dopo appena cinque secondi rientra nella camera correndo per recuperare il cellulare rimasto per poco orfano sul letto.

Quando il cuore franaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora