Capitolo 21

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Quella sera Enea è seduto sul proprio letto. Guarda il disegno appeso di suo padre. Si sente euforico e leggero come un insetto davanti a un fiore, mentre immagina Andrea nuda tra le sue braccia. E così si sentirà per giorni.

Lei invece si sta per addormentare ripensando a una frase: ognuno ha le proprie battaglie. Pensa che quel ragazzo sia una persona inclusiva, emotivamente intelligente.

Ma inconsciamente il suo pensiero si sposta verso sua madre. Le si palesano davanti agli occhi scene che ha sempre cercato di ignorare. Ginevra a letto, immobile con gli occhi aperti verso la finestra chiusa. Scene di pianti rumorosi che hanno portato via tutta la sua bellezza rendendola una brutta scultura spigolosa e grigia. L'odore fetido di sudore che aleggiava per tutta casa perché Ginevra non riusciva nemmeno a farsi una doccia. La vergogna di portare a casa le sue amiche che infatti aveva smesso di invitare. L'impossibilità di aprire le finestre visto che sua madre sentiva sempre freddo. Le cene tristi e imbarazzanti con suo padre dove entrambi non riuscivano a proferire parola perché troppo mortificati l'uno per l'altra. Il senso di inadeguatezza nel cercare di pulire casa, fare delle lavatrici, stirare per la prima volta senza che nessuno le desse una dritta. I capelli orrendi e sporchi di Ginevra. Le sue canzoni preferite mute dopo anni di musica a tutto volume. E il senso di impotenza per la nostalgia del prima, cullano Andrea verso il sonno come una tela fitta e appiccicosa.

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Enea entra in casa di corsa. Sbatte la porta e frettolosamente saluta sua madre prima di fiondarsi verso camera sua.

"Ehi! Ciao anche a te!", gli urla Viola dalla cucina. "Fatti vedere un secondo", ordina.

Enea si sta togliendo la felpa, la butta sul letto. "Mamma sono in ritardo", lamenta.

"Come è andata oggi?", gli chiede lei appena Enea sospirando compare sulla porta.

"Bene, abbiamo fatto il taglio cesareo a una gatta. Ho fatto nascere quattro bellissimi e sani gattini", risponde soddisfatto di se stesso.

"Quando devi dare l'ultimo esame?"

"Martedì prossimo", ed Enea si prende un bicchiere d'acqua rendendosi conto che sua madre non lo lascerà andare tanto facilmente. Dovrà lavarsi nella metà del tempo che ci impiega di solito.

"Ti senti pronto?", gli chiede lei continuando a cucinare, ignorando l'impazienza del figlio.

"Sembra un interrogatorio", ed Enea sbuffa. "Te lo dico dopo l'esame."

Viola gli sorride, sapendo che quella risposta vuole dire esattamente ciò che sospettava. Non è preoccupato. "E stasera dove vai?"

Enea si siede e sorridendo risponde sincero. "Devo vedere una ragazza."

"Ah ecco perché tanta fretta", ribatte lei con voce frivola. "Primo appuntamento?"

"Secondo appuntamento", la corregge Enea giocherellando con il bicchiere che ha in mano. "Mi piace molto in effetti", aggiunge dopo qualche istante.

Sono passati cinque giorni dall'ultima volta che l'ha vista. Si sono scambiati dei messaggi, ma per Enea sono solo degli insaziabili palliativi. Deve sentire la sua voce. Rivedere il suo viso. Sente la necessità di doverla guardare in faccia e magari baciarla di nuovo. Per tanto tempo.

"E dove andate?", domanda Viola curiosa.

"Al cinema", le risponde lui scattando in piedi. "E se non mi lasci andare va a finire che arrivo tardi e sarà colpa tua se lei si incazzerà", aggiunge appoggiando il bicchiere nel lavello.

Viola sorride sollevando le braccia in segno di resa. "Ok ok. Se vuoi fare colpo mettiti la camicia che ti ha regalato tua zia."

"Col cazzo che la metto!", esclama avviandosi verso la sua stanza.

Quando il cuore franaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora