2│ During Midnight

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Quegli occhi verdi.
Li ho sognati stanotte.
Non riesco a togliermi dalla testa quel ragazzo, così maleducato ma allo stesso tempo così bello.
Molto probabilmente non lo rivedrò più.
E anche se fosse non penso di potergli interessare.
"Alex... Ma mi stai ascoltando?" urla Celine risvegliandomi dal mio trance.
Scuoto leggermente la testa per riprendermi del tutto e me la ritrovo di fronte a me. Sinceramente non ricordo nemmeno di averla salutata.
Siamo in cucina, sedute l'una di fronte all'altra; lei sta sorseggiando del tè caldo mentre io sono imbambolata davanti a lei con una mano sotto il mento.
"Eh?".
"Tutto bene? Guarda che sono qui da venti minuti".
"Si, scusa. Sono ancora mezza addormentata".
"Già, vedo. Sono le undici e Lex è ancora a letto se ci resta per un'altra ora batte il suo record" dice ridendo non dando troppo peso al fatto che non la stessi ascoltando e, fortunatamente per me, cambiando discorso.
"Guarda che ti ho sentito" risponde Lexi dalla porta della cucina.
"E sono sicura che Al sta pensando ancora a Mr. Capelli lunghi" e ci risiamo, Lexi e la sua fissa per i soprannomi. Peccato, invce, che lei abbia dato peso che alla mia non partecipazione nel discorso, a differenza di Celine.
"Lexi! Non è vero".
"Si certo, e io sono Lady Gaga" risponde ironicamente la mia amica unendosi a noi.
"Oggi siamo solo io e te, Celine, al pub?" chiedo cambiando discorso, distogliendo lo sguardo dalla bionda e rivolgendomi all'altra mia amica girando leggermente la testa e tenendo la mano sotto il mento.
"Esattamente".
"Si, io ho la visita per la patente" dice la bionda a sua volta
Imparare a guidare per me è stato un trauma in Italia, figuriamoci qui a Londra dove tutto si fa al contrario.
"Quando ti deciderai anche tu Alex, faccelo sapere eh" dice C scherzando.
"Dai, smettetela!".

☁️☁️☁️

Le ore passano, io e Celine abbiamo già aperto il pub da un po'; il giovedì, di solito, non c'è molta gente.
"Alex, Alex guarda chi è appena entrato!" mi urla Cel dal bancone. Vorrei strozzarla.
Il ragazzo dagli occhi verdi entra nel pub.
Di nuovo.
Lo guardo, forse troppo.
"Ciao, il tavolo di ieri sera è libero?" chiede in maniera pacata, con un atteggiamento totalmente diverso dall'ultima volta.
La sua voce è bellissima: profonda e calma.
Mi guarda in attesa di una risposta.
"Ah, sì. Prego" lo accompagno al tavolo indicandogli la sedia mentre mi sposto leggermente indietro per farlo passare. Lo guardo sedersi e aspetto che sia comodo per poter prendere il suo ordine.
"Cosa ti posso portare?".
"Una pinta".
Annuisco e poco dopo gli porto l'ordine. Mi sembra di avere un deja vu.
È proprio come ieri sera: lui nell'angolo e il suo sguardo su di me. Indossa sempre dei jeans neri ma stavolta ha una semplice maglia bianca.
"Sbaglio o ti sta guardando?" mi chiede Celine sorreggendosi sul bancone con il gomito e appoggiando il mento sul dorso della mano, guardandomi con fare curioso ma allo stesso tempo dubbioso.
"Non lo so" rispondo con un filo di voce distogliendo lo sguardo dalla moretta.
"Sei tutta rossa! Dovresti vederti!" urla lei mettendosi in piedi di scatto, cambiando totalmente atteggiamento da quello svogliato e stanco di prima.
"Smettila subito, C" rispondo io a denti stretti, leggermente irritata e preoccupata, cercando di evitare di attirare l'attenzione di tutto il locale, bastano e avanzano quei pochi sguardi dei clienti vicini al bancone che l'hanno sentita sclerare.
Celine è una ragazza stupenda, sia dentro che fuori; è la mia migliore amica da anni e mi conosce meglio di chiunque altro. Lavora tantissimo ma sa anche divertirsi, ha una passione innata per i videogiochi ed è fin troppo curiosa.
"Dai, scherzo, lo sai... Ah ho bisogno di un favore. Devo andare a prendere Lexi dopo, chiuderesti te?" dice guardandomi attraverso le spesse lenti degli occhiali.
Purtroppo però, la mia bellissima amica, è una piccola talpa.
"Si, certo. Nessun problema".

☁️☁️☁️

Qualche ora dopo resto sola e a mezzanotte, dopo essermi assicurata che nessuno sia rimasto dentro per caso o perché ubriaco marcio, spengo tutte le luci e chiudo il pub per poi avviarmi verso casa.
Mentre cammino, però, avverto una presenza alle mie spalle, giro la testa e vedo un uomo che mi segue.
Aumenta il passo.
Ho paura. Tanta.
Giro la testa, è ancora lì. Comincio a camminare sempre più velocemente ma l'uomo sembra essere sempre più vicino.
Qualcuno prende il mio braccio e la mia schiena sbatte contro il muro.
"Dammi tutti i soldi che hai!".
Lo guardo in viso: ha sui quarant'anni, i capelli striati di grigio e l'alito gli puzza di alcol.
"Allora? Muoviti!" dice violentemente, cambiando la presa verso il colletto della mia maglia e sbattendomi di nuovo contro il muro retrostante.
I miei occhi si annebbiano per un istante, le gambe si fanno molli e la voce mi muore in gola; in questo momento vorrei solamente sparire e ritrovarmi a casa nel mio letto caldo.
"Ti sembra il modo di trattare una signorina?" chiede una terza voce.
Alzo lo sguardo a fatica e vedo i suoi occhi verdi. Lui era lì e mi stava difendendo.
L'aggressore non risponde, rimane lì a guardarlo come se stesse avendo un miraggio, quasi non poteva credere che qualcuno l'avesse visto. "Allora? Forza vattene" continua con fermezza il ragazzo che mi ero ritrovata a sognare la notte precedente; forse quella che stava avendo un miraggio ero io.
"Sennò, ragazzino?".
Mr. Capelli lunghi, come lo chiama Lex, gli sferra un pugno sul naso.
Sono terrorizzata, non riesco nemmeno a capire cosa sta succedendo in questo momento.
L'uomo barcolla e guarda con cattiveria quel ragazzo; l'ubriacone cerca di colpirlo ma senza successo.
Occhi verdi ha la meglio e lo spintona.
L'uomo scappa.
Succede tutto troppo velocemente e la paura domina completamente il mio corpo, mi sento bloccata.
"Vieni, ti accompagno a casa" dice con gentilezza.
Lo guardo impaurita e, dopo qualche secondo di incertezza, prendo la sua mano fredda e con qualche livido dovuto alla colluttazione.
Camminiamo fianco a fianco in silenzio, mentre lo guido verso casa mia.
Quando arriviamo mi lascia al cancelletto d'ingresso.
"Grazie" dico con poca voce mentre guardo per terra ancora scossa per l'accaduto.
"Dovresti fare attenzione" risponde quasi senza emozioni. Sembra quasi non stia nemmeno dando senso ed importanza alla frase detta da lui stesso.
Continuo ad osservarlo: lui si allontana e attraversa la strada entrando nell'abitazione di fronte. Ecco chi era il nuovo vicino.
Dopo qualche secondo rimasta a fissare la sua porta di casa mi giro e, inserisco la chiave nella serratura ed entro nella mia abitazione facendo piano per evitare di svegliare le ragazze nel caso fossero già andate a dormire.
Entro in casa facendo piano.
"Ma dov'eri?" urlano le ragazze in pigiama.
I loro volti preoccupati dicevano tutto.
Le guardo e scoppio a piangere.

Notting Hill - H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora