𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐀 | ❝ A volte non tutto va come avevi previsto, un esempio pratico? Io non sapevo che mi sarei mai innamorato, soprattutto non di te ❞
La vita, a causa delle sue imprevedibilità, ci mette di fronte a situazioni che causano dei disastr...
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Jungkook
"Volevo urlare quello che sentivo, ma sono rimasto zitto per paura di non essere capito" Charles Bukowski
Non ero riuscito a chiudere occhio quel lunedì sera, dopo le gare, nemmeno le pillole per dormire avevano placato l'uragano che avevo dentro al petto. Non avevo fatto altro che rigirarmi irrequieto sul materasso, allarmando il mio dobermann, che alzava la testa per controllarmi.
Ero rimasto a pensare a come Sooyun tremava tra le mie braccia durante l'attacco di panico, che le aveva attraversato di spasmi incontrollabili il suo corpo. Avevo cercato con tutta la buona volontà di cercare di tenerla al sicuro, pur non sapendo se l'opzione di abbracciarla le andava bene, di fatti prima di farlo glielo avevo chiesto per non causarle maggiore irascibilità. Lo avevo percepito, che non voleva essere vista in quelle condizioni, ma a me non importava, semplicemente volevo farle passare via tutto.
Di fatti, quel evento, mi aveva ricordato di mio fratello maggiore che si occupava di attuare questa tattica quando da piccolo venivo scosso da questi attacchi quando, la notte, l'incubo delle mani della domestica White si poggiavano sulle mie spalle per poi cercare di abbassarmi i pantaloncini blu.
Lui rimaneva nella mia stanza, mi abbracciava sussurrandomi parole rassicuranti all'orecchio, come il mio psicologo gli aveva consigliato di fare, oltre alle cose che dovevo elencare per calmarmi caso mai fossi da solo.
Essere attento a non avere un attacco di panico a tavola mentre si mangiava non era un comportamento che doveva avere un bambino di sei anni, eppure mi ero arreso all'idea che l'intero universo mi odiava, per non avermi dato passare l'infanzia che meritavo.
Non sapevo cosa si provava a dover prendere parte di qualcuno con questo tipo di problema, e ad aver assistito a quello di Sooyun mi aveva travolto come un'onda, facendomi sentire una merda. L'avevo stretta il più possibile per farle passare presto quello che stava provando, quello che avevo sperimentato sulle mie spalle da quando avevo sei anni e che continua a disturbarmi, adesso con più frequenza.
Mi ero ripromesso che il mio topolino non doveva più subire questo tipo di esperienza, non dopo quello che era successo. Il vederla in quello stato, con le lacrime agli occhi, il corpo che tremava e che si era surriscaldato, il respiro corto e il battito accelerato non doveva essere la causa di un attacco di panico e del dolore che provava, ma bensì avrei fatto in modo che provasse questo tipo di emozioni soltanto mentre era sotto di me per il piacere che le donavo.
Non volevo vederla piangere in quello stato, con le lacrime di sofferenza che le attraversavano il volto. Delle lacrime di felicità o di piacere sarebbero state più belle sul suo viso da bambina capricciosa. Non volevo vederla soffrire, ma ero per certo che se in un qual senso continuavo a starle attorno, avrei finito per ferirla io stesso.
E questo mi lacerava il petto.
Però ero stato anche soddisfatto del fatto che aveva preso in considerazione i miei avvertimenti di non andare al minimarket, e così aveva fatto, dato che ero andato a controllare quasi ogni ora prima delle gare se era lì dietro al bancone, a battere scontrini facendo finta di nulla, con un sorriso tirato sul volto.