𝑫ormire nel silenzio più assoluto era una di quelle sensazioni impossibili da spiegare. Sarebbe potuto cadere qualcosa, qualcuno avrebbe potuto colpire la mia porta ripetutamente, o sarebbe potuta anche scoppiare una bomba, e io non l'avrei sentita.
Una mano delicata si posò sul mio viso, accarezzandomi la guancia con dolcezza.
Spalancai gli occhi, incrociando quelli color nocciole di mia madre. Mi sorrise e poi si spostò verso la finestra di camera mia, spalancando le tende e aprendo le finestre per far circolare l'aria.
Mi spostai i capelli dal viso e mi sporsi verso il comodino bianco accanto al letto, dal quale presi gli apparecchi acustici che poi infilai nelle orecchie.
«Buongiorno, tesoro!» esclamò pimpante mia madre «Mi senti, vero?»
«Certo, mamma, anche se avrei preferito dormire ancora» sbuffai, rituffandosi in mezzo ai cuscini.
«Pff, coraggio, alzati da quel materasso! Oggi ci sono tante cose da fare...»
«Broooooks!».
Dei piedi scalpitarono per tutto il corridoio, finché una testa bionda e riccioluta non apparve all'interno della mia camera. James, mio fratello minore, salì sul mio letto e prese a saltarci sopra come una cavalletta, ridendo come una matto.
«Dai, James!» brontolai «Così stropicci tutte le lenzuola».
Lui alzò gli occhi al cielo, ma alla fine scese e tornò con il piedi sul pavimento fatto di parquet.
«Ti aspetto giù per la colazione» disse mia madre, per poi sparire fuori dalla porta.
Mi alzai - sbuffando ancora - dal letto e mi diressi verso la mia cabina armadio per scegliere i vestiti per quella giornata. Tirai fuori una gonnellina estiva bianca e con le balze, e un top azzurro, dello stesso colore del cielo.
Mi girai per posare le cose sul letto e mi ritrovai faccia a faccia con gli occhi azzurri di James, l'unica cosa che lo distingueva da me. Per il resto, sembrava una mia fotocopia più piccola e al maschile: stessi capelli biondi, stesse fossette, stesso naso.