Ancora immobile in mezzo al molo, fissavo il sole che lentamente stava calando sotto il livello dell'acqua, colorandola di un acceso arancione.
Ero preoccupata per Sarah; temevo che potesse succederle il peggio.
Se pensavo a com'era la mia vita solo qualche settimana prima - feste, alcol, uscite con le amiche, shopping - mi veniva quasi da urlare.
Come ci ero arrivata fin lì?
Era andato tutto a rotoli nel giro di pochissimo tempo. Si era sgretolato tutto davanti ai miei occhi, come un castello di sabbia calpestato da un bambino.
L'unica che era rimasta una costante fissa era Sarah; e ora, non sapere se stesse bene, se suo padre o suo fratello le avessero fatto qualcosa... mi mangiava viva.
Mi girai e notai subito che Kie e Pope, con i corpi attaccati, si stavano baciando.
«Oh» mi lasciai sfuggire.
Qualcosa mi diceva che Kiara non aveva del tutto compreso il mio consiglio. Però in quel momento la maggior parte della mia preoccupazione andò a Pope: lui non piaceva alla ragazza, quindi come avrebbe reagito quando le cose sarebbero andate a rotoli?
«Hey, ragazzi, non voglio fare il guastafeste, ma dobbiamo andare. Forza» ci richiamò Maybank.
Proprio mentre noi ci allontanavamo dal molo, due auto della polizia si fermarono nello spiazzo in cui era parcheggiata la nostra.
«Merda» imprecai.
Da una delle due scese Shoupe, con un paio di occhiali da sole a carpirgli gli occhi.
«Forza, mani in alto!» esclamò un agente «Mani in alto, subito!».
Io le alzai immediatamente, portandole ai lati della testa.
«Pope!» chiamò Kie.
Il ragazzo aveva ancora le braccia lungo i fianchi.