Detto da me sembra alquanto strano, ne sono perfettamente consapevole, ma vivere su un'isola deserta per qualche settimana, finora, non si era rivelato essere così terribile.
Certo, alcune volte sentivo la mancanza del mio letto dotato di materasso, della doccia, delle pantofole o del Wi-Fi per utilizzare il cellulare, ma almeno non ero sola.
Essere lì con i Pogues era una salvezza.
Avevamo reso quell'isola il nostro angolo di paradiso. C'era cibo, anche se nelle ultime settimane avevamo mangiato quasi solo noce di cocco. Ma, soprattutto, potevamo fare tutto quello che volevamo. Niente regole.
Come aveva promesso, JJ aveva appeso ad una palma una bandiera, con una gallina dotata di occhiali da sole e canna da fumare. Sopra aveva scritto Poguelandia.
Era tutta nostra.
Non nego che c'erano stati anche problemi: ogni tanto si erano create delle tensioni. Ma per me la parte peggiore era stata quella legata agli apparecchi acustici.
Chiaramente, lì non avevo alcun modo di ricaricarli.
Per fortuna, Chris aveva portato via qualche paio di batterie, dicendo che aveva avuto la strana sensazione che sarebbero servite.
Poi, io cercavo di usarli il meno possibile. Non sentire non era piacevole, ma era sopravvivere. Non sapevamo quanto a lungo saremmo rimasti lì.
Solo Chris e Sarah conoscevano bene la lingua dei segni. JJ ne conosceva abbastanza, ma comunque non era esperto. Gli altri... beh, cercavamo di insegnar loro qualcosa.
In quell'esatto momento li avevo addosso visto che stavamo giocando ad obbligo o verità - banale, ma per passare il tempo facevamo di tutto.
«John B, è il tuo turno» disse Sarah.
«Ok, va bene. Verità» fece lui, alzandosi in piedi.
«Emozionante» rise Kie.
Sarah gli lanciò il cappello di paglia che aveva creato per il gioco: doveva essere portato in testa da chi stava facendo il turno. John B se lo mise e aspettò.
«Se potessi tornare indietro, cosa faresti di diverso?» domandò la bionda.