«Sicura di volerlo fare?» mi chiese JJ, come se stessimo commettendo un crimine di alta scala.
«Stiamo solo prendendo il pick-up di quello stronzo di mio padre, JJ. Sarebbe peggio se beccassimo lui per strada» borbottai.
«E come mai?»
«Perché lo investirei senza esitare».
JJ mi lanciò un'occhiata, ma non di biasimo o di preoccupazione. Mi capiva.
Sapevo che nemmeno lui aveva avuto un padre modello nella sua vita, e questo lo rendeva più vicino a me.
Entrai nel vialetto di casa mia e tirai fuori le chiavi del garage sul retro, quello più piccolo che dava sulla spiaggia.
«Seguimi, ok?» dissi.
«Si, non si sa mai che io mi perda in questa villa» rise lui.
«Ma smettila» lo spintonai.
Attraverso il cortile di casa, arrivammo sul retro.
Stavo giusto per aprire il garage, quando una vocetta chiamò il mio nome.
«Brooks!».
Mi girai e vidi James corrermi incontro a braccia aperte. Mi saltò quasi addosso ed io lo abbracciai, ridendo.
«J, ciao» feci.
«Finalmente sei qui» sorrise mio fratello.
Un po' mi fece male al cuore. Ero così concentrata sulla Croce e gli altri che mi ero quasi dimenticata di avere anche un'altra casa. Ma non lo facevo apposta, lo giuro.
«Mi dispiace, James. Giuro che tornerò più spesso. Prima devo solo risolvere una cosa, va bene?».
James annuì, muovendo i ricci biondi che aveva in testa.
«Lui chi è?» domandò, piegando la testa e puntando lo sguardo su JJ.
JJ mosse la mano a mo' di saluto, sorridendo in modo un po' sghembo.
