«𝑪ome hai intenzione di vestirti per la festa di stasera?».
La voce di Sarah mi arrivò leggermente lontana, immersa nella mia cabina armadio per cercare qualcosa da mettere, per l'appunto, per la festa in spiaggia che era stata organizzata.
«Non ci ho ancora pensato» sospirai.
Non sapere come vestirsi era il dilemma principale di ogni ragazza. Io ero capace di mettermi a piangere se non trovavo qualcosa di decente e adatto da mettermi per una festa o altro.
La mia migliore amica uscì dalla cabina con in mano tre vestiti diversi, appesi ai propri appendiabiti.
«Che dici?» mi chiese.
Se li mise davanti uno alla volta, lasciandomi vedere come potevano starle. Erano tutti e tre miei: uno azzurro a fiori viola, fresco e abbastanza largo, un tubino senza spalline, tutto bianco, oppure un vestito con il corpetto stretto e la gonna a ruota che arrivava alle ginocchia.
«Il primo» optai.
«Me lo provo».
Si tolse i vestiti, senza imbarazzo. Tra di noi era sempre stato così: ci eravamo viste in tutte le condizioni possibili, che fossi ubriache, nude, fatte di qualcosa o piangenti sul pavimento del bagno. Si infilò velocemente il vestito e si diede un'occhiata allo specchio.
«S, sei semplicemente stupenda» annuii.
«Tu dici?»
«E me lo chiedi?» ridacchiai.
Mi alzai pigramente dal letto, le infradito che facevano rumore contro il pavimento di legno. Mi avvicinai pure io alla cabina armadio e mi misi a cercare qualcosa da mettere. Alle brutte, sarei andata nuda; forse Rafe non ne sarebbe stato così contento però...
«Ma è possibile che non abbia mai nulla da mettermi?» sbuffai sconsolata, mentre passavo in rassegna tutti i vestiti e le gonne.
«E quello lo chiami "nulla da mettere"? Santo cielo, B, avrai almeno dieci boutique di lusso lì dentro» scoppiò a ridere Sarah.
Poi la sentii smanettare con il cellulare e la cassa, e "Afterglow" di Taylor Swift prese a risuonare tra le pareti della stanza.
Se io ero una patita di Lana Del Rey, lei era una patita di Taylor Swift.
Ci mettemmo entrambe a canticchiare, nel mentre che continuavo a guardare in completa disperazione il mio armadio.
Ad un certo punto, Sarah entrò con me, una spazzola in entrambe le mani. Stava cantando molto più forte di prima, facendo finta che la spazzola fosse il suo microfono. Mi porse l'altra, facendomi ghignare. Presa in mano, mi misi a cantare più forte pure io, nel mentre che uscivamo dalla cabina e ci mettevamo a saltellare in giro, ridendo come matte.