Una volta, al primo anno di superiori, mi hanno chiesto di scrivere un tema. Avevamo quattro tracce: la prima era sulla religione, la seconda sulla musica. Ricordo che sono stato molto indeciso riguardo a quale delle due fare, e poi alla fine ho scelto la terza traccia, che parlava della Guerra Fredda.
Avrei potuto dire tante cose riguardo alla religione. Io sono cresciuto in una famiglia di fede protestante, nel quartiere della San Christopher, con una croce sopra al letto dove avrei voluto un poster dei Fall Out Boy. Quello ce l'ho, ovviamente. L'ho stampato in una copisteria di East Ridge su un foglio A3 poi l'ho piegato e infilato sotto la tavola schiodata del pavimento della mia stanza.
Anche se ancora la fede era una parte importante di me, non me la sono sentita di scrivere della religione.
Allora ho pensato di scrivere qualcosa sulla musica. La traccia del tema era qualcosa come "Che rapporto hai con la musica e come ti fa sentire ascoltarla o suonarla?". Un tema idiota, lo ammetto, ma a un quattordicenne a cui piaceva cantare e suonare sembrava fantastico. Avrei potuto scrivere anche un saggio, ma la verità è che non me la sono sentita e quindi non l'ho fatto. In casa mia la musica moderna è stata sempre una specie di tabù, soprattutto se includeva sesso, droghe pesanti, alcol oppure omicidi. O qualsiasi combinazione di questi. Il canto, nonostante sia particolarmente apprezzato nella mia famiglia, non è considerato più di un futile passatempo a cui dedicarsi solo in ambienti consoni. Che sarebbe a dire in chiesa, l'unico posto in cui generalmente non voglio cantare.
Credo che questo sia stato il momento esatto in cui mi sono reso conto che altalenare tra la musica e la religione schivandole entrambe sarebbe stato il modo giusto per attraversare la mia adolescenza in modo pacifico.
Ad ogni modo, la fermata del 36 non è molto lontana da casa mia. Dalla finestra della mia stanza vedo sempre l'autobus fermarsi e caricare le persone a tarda sera per la sua ultima corsa della giornata. Poi ogni tanto lo vedo anche la mattina, quando sono schifosamente in ritardo.
Stamattina no, sono puntuale e quando arrivo la pensilina è già pieno di gente. La vista che mi disturba di più è quella di Daisy e Matthew; erano i miei migliori amici, prima che annunciassero il loro fidanzamento e decidessero che sono troppo strano per loro. Certo, questa istantanea presa di coscienza della mia stranezza potrebbe anche essere dovuta al fatto che ho mostrato loro la crepa nel muro in cui ho ficcato un disco punk e un libro che i miei non approvano che non avrei dovuto far vedere loro. E per fortuna non ho mostrato loro l'asse del pavimento.
Li saluto con un gesto imbarazzante della mano, loro ricambiano con un sorriso anche peggiore del mio. Vorrei tornare a sedere sul muretto con loro, ma so che non sarebbe più come prima. Non parleremmo, non rideremmo, starei solo in silenzio e costringerei loro a stare seduti con me senza spiccicare parola. Fisso lo sguardo sulla pensilina rossa e la mente su Ryan Crest.
Sono in debito con lui, dopo che si è preso un cazzotto per me. Non so bene perché l'abbia fatto. Anthony si è sempre divertito a tormentare noi della San Christopher, dubito che mirasse a me per qualche motivo particolare. Probabilmente non sa nemmeno chi sono. Noi della San Christopher, a dirla tutta, non piacciamo a nessuno. Siamo tutti uguali, tutti tirati a lucido e ben educati, con gli stessi interessi e la stessa educazione, gli stessi gusti e le stesse idee. Mi piacerebbe poter dire il contrario ai miei genitori, a Ryan, a chiunque. "Non sono così, io", ma non sono certo che potrei dimostrarlo. Sono effettivamente diverso? O è solo una mia idea, una speranza?
Finalmente arriva il bus e la fretta di trovarmi un posto lontano da Daisy e Matthew mi ripulisce il cervello dai pensieri per un paio di minuti. È come se non si fermasse mai, quest'affare. Tutto il giorno e tutta la notte, va avanti e indietro da un pensiero all'altro come una trottola, senza darmi tregua.
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All That Shines
Teen FictionRyss vive in una famiglia difficile, con una madre assente, un padre alcolizzato e tre fratelli con cui non ha nulla in comune. Con gli anni ha imparato a cavarsela da solo, ad occuparsi della casa e a tenere in piedi la sua vita. Abbandonato dal s...