Capitolo 44. Bodie

25 2 25
                                    

Alla fine di Exuberance facciamo una pausa, poco prima della quale volto le spalle al pubblico, fronteggiando Seth, per bere un sorso d'acqua. Seth è seduto alla batteria, torreggiante su di me, fradicio di sudore. Con un sorriso, alza il pollice e poi beve anche lui; gli rispondo alzando entrambi i pollici e raggiungo nuovamente il microfono, mentre lui si alza.

«Signori e signore, inizia ora l'intervallo a favore della mia vescica e forse anche della vostra» dico, ancora col fiato corto, e qualcuno ride. Un sacco di gente ride. «Vi salutiamo, e ci vediamo tra pochi minuti». Mi inchino al loro applauso e poi mi avvio nel backstage seguendo gli altri.

«Avete sette minuti» dice Philipe con entusiasmo. «Andate alla grande, ragazzi!»

Quando arriviamo di là, nella nostra stanzetta, cominciamo ad urlare come bambini che scoppiano di felicità, i nostri versi coperti dalla musica che continua mentre i ballerini intrattengono il pubblico con una coreografia.

Ci abbracciamo tutti senza sosta, Maxine mi bacia tutta la faccia e anche Ryss, con la sua timidezza, mi stringe. Rimaniamo incollati per un bel pezzo in un abbraccio di gruppo, poi ci separiamo per correre in bagno. Ryss ci mette poco e va a sistemarsi il trucco, io però non ho questi pensieri. Mi chiudo dietro la porta del gabinetto, mi slaccio la zip e ci metto un minuto intero di orologio per farla tutta. Devo bere, sul palco, il che disturba la mia vescica. E dire che è passata solo una mezz'ora scarsa. Forse è l'emozione: perché è il primo concerto, perché sono le nostre canzoni, per i miei genitori. Ero preoccupato, ma ho scoperto che non vederli ha reso le cose più facili. Se non ci penso, loro non ci sono.

Però mi chiedo cosa stiamo pensando: sono delusi? Sorpresi? Indifferenti? Se ne sono già andati?

Richiudo tutto e mi lavo le mani, poi raggiungo Ryss, che ormai sta finendo di ripassare il trucco. Mi do una occhiata nello specchio anch'io e mi sistemo i capelli che mi si sono stampati sulla fronte per il sudore. Ho un gran caldo; se potessi, mi toglierei tutto, anche i pantaloni. Ma visto che non posso, mi metto tranquillo e ripasso l'eye-liner.

Non avevo mai visto Ryss con un sorriso così grande ed emozionato.

«Voglio fare questo per tutta la vita» dice con il fiato che ancora non è tornato normale.

«Ti voglio bene» aggiunge.

«Anch'io». È una risposta scontata, detta con foga, senza neanche bisogno di pensarci. Non ce lo diciamo quasi mai, è qualcosa che anche solo dopo un anno diamo già per scontato, qualcosa che c'è e basta. Mi abbraccia di nuovo e mentre stiamo in camerino da soli, con la musica che suona nella sala e le voci di Philipe e dei tecnici nell'altra stanza, mi sento come se fossimo in una realtà distinta. No, non esattamente. Mi sento come se fossimo in un frammento di realtà a parte, una terra di nessuno, uno spazio neutro in cui possiamo semplicemente esistere, senza cause, errori e conseguenze.

«Si torna in scena, ragazzi» viene a chiamarci Philipe.

Torniamo sul palco e la folla si scatena. Un po' mi dispiace per Remi, che stava finendo il suo trucchetto – o qualsiasi cosa stesse facendo per intrattenere il pubblico – , ma non c'è molto che possa farci. Le luci si spengono e mi siedo al piano. Attendo che le luci si riaccendano schiacciando i tasti mentre Ryss suona la chitarra. Silk thoughts in a tormented mind mi sembra più breve delle altre, forse con la vescica vuota il tempo sembra più veloce. Dopo viene Circus Church e io e Ryss cantiamo insieme l'ultimo ritornello, poi comincia a venirmi la pipì di nuovo, così accorcio i sorsi. Durante le successive tre canzoni – A cabaret of caricatures of lecherous churchmen and harlots vowed to chastity, Blossoming sunflowers e Lone voice in a choir – mi diverto anche più di prima, ma il pensiero dei miei genitori tra il pubblico torna ad assillarmi quando arriva il momento di cantare Holy Mary. Mia madre conosce quella canzone; quando l'ho scritta non ero sicuro che si chiamasse proprio così, ma poi ho chiesto a Jael. Lo stesso titolo, lo stesso argomento, due canzoni completamente diverse.

All That ShinesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora