Capitolo 33. Bodie

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Il padre di Ryss è stato inaspettatamente calmo riguardo alla questione e ha accettato, oserei dire, di buon grado l'idea di prendermi a vivere con loro. Gli ho spiegato tutta la faccenda, senza tralasciare nulla – tranne quello che poteva mettere Ryss nei guai, chiaramente – , e lui mi ha ascoltato con attenzione, seduto dall'altra parte del tavolo, in pigiama. Ryss è stato tutto il tempo in piedi dietro di me, con una mano sulla mia spalla come un uccello appollaiato sulla spalla di un pirata. Probabilmente aveva paura che suo padre facesse storie, invece si è limitato a dire:"Hai proprio una famiglia del cazzo, ragazzo. Sistemati in camera di uno dei miei figli" e poi se n'è tornato a vedere la Tv. Non so se sono stato più felice io o Ryss.

Mi ha fatto sistemare in camera di John. È completamente spoglia, questo ragazzo non aveva una vita, oppure l'ha portata tutta via con sé. Opto per la seconda. Ha il letto proprio sotto la finestra, il che non mi dispiace affatto, e sulla parete di destra c'è la scrivania, mentre dall'altra parte ci sono una libreria e un armadio. E c'è il tappeto, un bel tappeto blu morbidissimo.

Ryss sembra più contento di avermi qui di quello che pensavo; mi ha tirato fuori le lenzuola e le coperte e ho dovuto insistere per farmi il letto da solo. Ci manca solo che gli lasci rifare il mio letto. 

Mi riprometto di mantenere tutte le mie vecchie abitudini, come lavarmi i denti dopo cena e leggere prima di dormire. Forse non dovrei attaccarmi a queste piccole cose, ma credo che sia l'unico modo per non sentirmi troppo lontano da casa mia e per ignorare il fatto che mi manca già moltissimo. Ho una strana sensazione, come una stretta al petto, come se aspettassi qualcosa ma non sapessi che cosa. Credo che sia questo che si prova durante i cambiamenti definitivi.

In casa di Ryss è molto più caldo che nella mia, così alla fine sostituisco la maglia del mio pigiama invernale con una t-shirt. Sto seduto sul letto, dopo aver cenato con lui e suo padre e aver sistemato la poca roba che ho portato con me, finché Ryss non bussa contro lo stipite della porta.

«Hey, hai fame?» chiede. Ha in mano una confezione da sei pacchetti di Crackers e un barattolo di formaggio spalmabile, come la prima volta che è venuto a casa mia. Me lo ricordo quel pomeriggio; era da un sacco di tempo che non mi divertivo così tanto.

«Certo» rispondo.

Lui entra chiudendosi la porta alle spalle. Si siede di fronte a me e, entrambi a gambe incrociate e in silenzio, cominciamo a scartare i Crackers. Dopo un po', Ryss nota il pacchetto di sigarette che ho incautamente lasciato sul comodino e chiede:«Posso averne una?».

Gli passo il pacchetto e lui ne sfila una, poi gli do l'accendino. «Tuo padre non ti dice nulla?».

«A parte che sta dormendo, lui non ha problemi col fumo» risponde accendendola. Fa un tiro e me la passa, perché sa che voglio fumare anch'io. Mentre io tiro una boccata e soffio fuori il fumo, lui comincia a tossire e a me viene da ridere.

«Tu si che sei un fumatore accanito» commento e sogghigna anche lui.

«Ho una cosa per te» dice dopo un po'. Dalla tasca dei pantaloni prende un foglietto tutto ripiegato e lo apre davanti a me. Conosco bene questo foglio. L'ho stampato in una copisteria di East Ridge, l'ho tenuto nascosto sotto al pavimento per un sacco di tempo e poi l'ho dato a Ryss, scrivendoci dietro il mio nome, l'indirizzo di quella che era casa mia e quello che era il mio numero di telefono di casa. È il poster dei Fall Out Boy che ho dato a Ryss la prima volta che siamo usciti insieme.

«Questo è tuo» aggiunge. Cerca qualcosa in uno dei tre cassetti della scrivania e poi ne tira fuori un rotolo di scotch. Strappa quattro pezzi e attacca il poster su un'anta dell'armadio.

Torna a sedersi con me e ricominciamo a mangiare. «Ha chiamato tua madre» riprende, leccandosi un dito. «Era sicura che fossi qui. Le ho detto che saresti stato bene»

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