Capitolo 41. Bodie

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La telefonata arriva di mattina, circa verso le dieci, e sono io a rispondere. Si svolge tutto troppo in fretta, me ne rendo a malapena conto. Quando alzo la cornetta e chiedo chi è sono ancora Bodie Watkins, un ragazzo normale che vive in un monolocale a Woodly Road, ma quando la voce all'altro capo del telefono parla, non è più il ragazzo di Woodly Road che risponde, ma un futuro musicista.

È una casa discografica di Los Angeles. Una casa discografica. Forse la stessa che ha offerto il contratto ai Detonators, ma con un'altra sede.

«Noi non...abbiamo finito l'album» è la prima cosa che riesco a balbettare.

«Non c'è problema» risponde l'uomo. «Vi abbiamo sentiti su MySpace; degli amici hanno fatto una chiamata e raccomandato qualche nome, tra cui voi. In un paio di settimane pensate di riuscire a finire?»

«Sì, certo che sì» annuisco, anche se lui non può vedervi.

«Bene!» continua a parlare, ma io non sento quasi nulla a parte l'indirizzo della casa discografica, dove in teoria dovremmo andare a firmare il contratto. Non capisco una parola di quello che dice, ma continuo a dire di sì, fingendo di aver capito.

«Allora è un sì?» la voce al telefono è entusiasta e io sono più confuso che mai.

«Sì. Cioè...No» balbetto. «Siamo una band, devo sentire dagli altri».

«Oh, certo, no problem!» ora che ci faccio più attenzione, sento che è una voce giovane, forse non tanto più grande di me. «Richiamatemi entro stasera».

«Va bene. Grazie».

Quando metto giù, rimango imbambolato per cinque minuti, fissando la finestra.

«Stai bene, Bodie?» chiede Ryss, battendomi una mano sulla spalla.

«Abbiamo un contratto» rispondo, senza voltarmi. «Con una casa discografica. Li richiamiamo stasera per dire di sì».

La prima reazione di Ryss è di mettersi ad urlare e subito dopo urlo anch'io. Abbiamo un contratto. Qualcuno ha chiamato la casa discografica e ha fatto il nostro nome. Non dovrò servire all'Hot Spot per tutta la vita. Saremo dei musicisti.

Ci alterniamo al telefono per chiamare Maxine e Seth e dire loro di venire subito. Abitano qui vicino, così in poco più di dieci minuti sono entrambi qui. Spiego loro cos'è successo e la reazione è più o meno la stessa di Ryss.

La mossa successiva è chiamare Gerard, per chiedergli esattamente di cosa si tratta.

«Ma è fantastico, Bodie!» esclama quando gli dico che mi hanno chiamato. «Se vi serve qualche dritta sapete dove chiamare».

«In effetti, volevamo che venissi con noi a firmare il contratto. Per leggerlo. Noi non sappiamo nulla di quello che ci sarà scritto e dubito che capiremo qualcosa» ammetto.

«Certo. Quando è?»

«Tra due settimane. Cinque luglio, alle quindici e trenta» gli do l'indirizzo.

«Va bene»

«Grazie».

Da questo momento, tutto succede in modo incredibilmente rapido. Scriviamo l'ultima la canzone, Circus Church, e la proviamo. La inseriamo nella nostra lista e sistemiamo l'ordine delle canzoni, ponendo all'inizio l'introduzione e alla fine una delle ultime canzoni di Ryss, Dancing until our hearts swirl and feet break.

Due settimane sono pochissimo tempo se hai un sacco di cose da fare, ma sono ancora più veloci se pensi che non ce la farai. In effetti, gli ultimi tre giorni ci rendiamo conto che dovevamo finire solamente una canzone e che non abbiamo più nulla da fare, e così soffriamo atrocemente per il caldo e per l'attesa. Io e Ryss decidiamo che, per pagarci il viaggio per Los Angeles, non ci farà male un mesetto di docce fredde, specialmente contando che dopo dovremmo starcene là per qualche tempo. Il ragazzo al telefono, Preston Walz – ha un nome da produttore – , ci ha spiegato che potremmo registrare in uno studio a Los Angeles, dopo che avremo firmato il contratto, e che se gli piaceranno le nostre canzoni ci farà filmare tre videoclip.

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