Capitolo 28. Bodie

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Tre giorni di condotta pressoché ineccepibile mi fanno ottenere il permesso di dormire a casa di Ryss la notte del ventotto. Dormire per modo di dire, però i miei genitori penseranno che io stia dormendo. Per fortuna nessuno dei miei fratelli verrebbe mai all'Old Rock, specialmente se possono godersi una serata in famiglia senza di me.

Andrò a casa di sua di sera, perché Ryss sta tenendo il mio costume, di modo che i miei non lo scoprano, poi andremo insieme all'Old Rock, mentre tutti pensano che siamo a casa a fare un pigiama party. Beh, il padre di Ryss saprà sicuramente che siamo fuori, ma dubito che lo dirà ai miei.

Quando saluto mia madre mi sento un po' in colpa, ma scaccio rapidamente quella sensazione. Mi ripeto già la preghiera che dovrò dire: Ti chiedo scusa perché ho mentito alle persone che mi sono care, e in questo modo ho peccato. Come se loro, quando pregano, chiedessero perdono per le cattiverie che dicono su di me.

Cambio un paio di autobus per arrivare a casa di Ryss, ma fortunatamente becco la coincidenza e suono alla sua porta circa alle sei, con ben cinque ore di anticipo dal concerto.

Mi apre suo padre e mi squadra titubante. Non sono sicuro che sia del tutto sobrio. «Bodie» dice, confuso. «Il musical non era alle undici?»

«Dobbiamo prendere delle cose, Signor Crest. Ed essere lì per le nove» rispondo con il sorriso più cordiale che mi viene. Che razza di balla gli ha raccontato Ryss?

«Vieni, entra» si limita a dire e io obbedisco, ringraziando e pulendomi le scarpe come mi hanno insegnato a fare a casa. Il suo sguardo di soddisfazione è una piccola rivincita.

«Ryss è di sopra. Se volete fare uno spuntino lui sa dov'è la roba» detto questo, si volatilizza in salotto, dove la Tv brilla al buio, connessa su un programma che non conosco.

Salgo le scale due gradini alla volta e non riesco a smettere di tremare per l'emozione. Mi affaccio alla porta di Ryss e lo vedo inginocchiato in un angolo, intento a riporre la chitarra nella sua custodia. Ci hanno detto che dovevamo portare noi tutti gli strumenti, eccetto il microfono e la batteria - ma se avessimo fatto qualche danno a quella, avremmo dovuto ripagarla.

«Ciao»

Si volta verso di me e mi fa un sorriso, poi fa scattare le chiusure della custodia. «Sei in anticipo» mi fa notare.

Alzo le spalle. «Non vedo l'ora»

«Maxine e Seth vengono insieme, passa a caricarla lui in macchina. Ha detto che dopo può riportarci tutti a casa. Tu dormi qui, vero?»

Annuisco e vado a sedermi sul suo letto. «Ma niente cose strane di notte» lo ammonisco e poi mi metto a ridere. Credo che Ryss abbia un problema con questa cosa da tanto tempo, ma visto com'è in ansia cerco di sdrammatizzare il più possibile.

Lui arrossisce, ma poi si mette a ridere anche lui. «Non sei il mio tipo» dice, e poi aggiunge, più seriamente:«No, davvero. Non sei proprio il mio tipo»

«Va bene, ho capito, sono un cesso» alzo le mani, poi cambio argomento:«A tuo padre gliel'hai detto?»

«Cosa? Del concerto?»

«No, di Steven»

Si alza e chiude lentamente la porta. Mormoro uno "scusa" perché non ci ho pensato, ma lui alza le spalle e viene a sedersi accanto a me, a gambe incrociate.

Scuote la testa. «Assolutamente no. Non saprei neanche che dire»

«Che ti piace il tuo migliore amico?» suggerisco.

«Ex migliore amico. Tu sei il mio migliore amico» puntualizza. «E no, grazie. Ancora non lo so cos'è...Lasciamo stare»

«Come vuoi»

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