Capitolo 30. Ryss

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Si sa che un concerto all'Old Rock non ti procurerà la gloria eterna, ma piuttosto qualcosa che in questo posto è ancora più utile: il numero di telefono di Gerard Keller. In più, poter dire di esser stato - e che tornerai, il dieci gennaio - in camerino con i Detonators è abbastanza fico. Certo, lo status mio e di Bodie all'interno della scuola non è cambiato di molto, c'è giusto qualcuno che ci saluta o ci fa i complimenti, ma la metà della gente sembra totalmente incapace di collegare le nostre facce ai due che hanno visto sul palco. Per ora, ha detto Gerard, perché presto in bacheca ci saranno anche i nostri nomi, oltre a quello della band. Eppure, nonostante questo, io e Bodie ci sentiamo come se avessimo fatto un salto di qualità. Inoltre, ora in mensa siamo quattro invece che due, visto che Seth e Maxine siedono con noi. Non avevo mai avuto tanti amici in una volta sola. Spero che Steven sia invidioso. Lui sicuramente lo sa, che ho suonato all'Old Rock, perché si tiene informato sulle serate che fanno.

Mi alzo presto stamattina. È il primo giorno di scuola dopo le vacanze invernali e mancano cinque giorni al nostro prossimo concerto all'Old Rock. A mio padre non ho detto dove siamo andati l'altra sera, non so come potrebbe reagire sapendolo e non voglio scoprirlo. Gli ho detto che andavamo a vedere un musical diretto da una nostra insegnante e lui non ha fatto domande.

Mi faccio una doccia veloce e mi vesto, tenendo d'occhio l'orologio. Non sono neanche le sette. Mio padre ancora dorme, stravaccato sul divano con la bottiglia di Whisky mezza vuota sul tavolo. La prendo silenziosamente e la riporto in cucina, anche se sono certo che stamattina lui sarà in post sbornia e me la chiederà di nuovo.

Cucino la colazione - bacon fritto, pane tostato e uovo all'occhio di bue con sale e pepe - e ripenso alla faccia di Bodie la mattina dopo il concerto, quando è uscito dal bagno e si è trovato davanti questa roba. Mio padre doveva uscire presto e mi aveva svegliato per avvertirmi, così io mi ero fatto la doccia e avevo preparato la colazione. E poi Bodie si era svegliato, cambiato e lavato la faccia, era venuto in cucina chiedendo come poteva aiutarmi e aveva trovato la colazione. Credo che nessuno abbia mai apprezzato la mia cucina quanto lui.

«Buongiorno» dice mio padre, in piedi sulla porta, più lucido di quel che mi aspettassi. Forse la bottiglia era già quasi vuota da prima e lui ne ha bevuto solo qualche sorso.

«Buongiorno» rispondo, abbassando lo sguardo sulla padella. Non avrà bevuto tanto, però un po' si perché sento l'odore dell'alcool su di lui quando mi si avvicina. Mi passa un brivido per la schiena quando mi prende il ciuffo di capelli, che mi arriva ormai alla guancia, tra le dita e sbotta:«Non è ora di tagliarli, questi cazzo di capelli? Mi sembri una ragazza».

Non rispondo, perché so che una risposta, che sia si o no, verrebbe considerata una mancanza di rispetto. E mio padre detesta quando io o i miei fratelli gli manchiamo di rispetto.

Me li tira, avvicinandosi di più al mio viso con il suo alito impregnato di alcool e il suo sguardo durissimo. «Non credi di avere qualcosa da dirmi, Ryss?» chiede, con il tono che nei film i comandanti usano con i soldati «Riguardo all'altra sera».

Abbasso lo sguardo, ma questo lo fa arrabbiare ancora di più. «Guardami in faccia quando ti parlo, ragazzo!»

Ha scoperto che siamo stati all'Old Rock, che gli ho mentito. Mi chiedo chi gliel'abbia detto. Steven? E chi se non lui? Chi altro c'è che conosce mio padre e che sapeva dov'ero l'altra sera? Non può essere stato Bodie, è nel suo interesse che il minor numero di persone possibile lo sappia, e poi mi fido di lui.

«Posso sapere per quale cazzo di motivo mi hai detto una balla, Ryss?» tira più forte, facendomi sussultare.

«Mi dispiace. Ti chiedo scusa. Non succederà più» rispondo, cercando di tenere la voce ferma. So che cercare di dare una spiegazione mi metterebbe solo di più nei guai.

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